“Tra lo Ying e lo Yang della Pianura Padana c’è Modena e la sua cucina. Ok, lo gnocco fritto non è mai abbastanza, i tortelli della nonna non finiranno così presto e l’accento della pubblicità esiste veramente. … E se l’aceto fosse salsa di soia? Se tutto fosse soltanto una montatura? Che la città sorge su fiumi di sake, che la torre del Duomo è soltanto una gigantesca bacchetta però qualcuno ha preso l’altra, è una questione di punti di vista. Tutto cambia forma e sapore diventando improvvisamente crudo, soltanto una cosa resta fritta: la Tempura”.

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È così che si presentano nella loro pagina Facebook: come un fritto misto di musica, un collettivo che si concentra su tutto quello che trova interessante, dal folk americano di Her Skin allo stoner rock dei Reverie. L’etichetta modenese ‘Tempura dischi’ nasce circa un anno fa dalle menti creative di Riccardo Malagola, al tempo membro dei Taste of Cindy, Sara Amendolia, in arte Her Skin, e Chiara Cassanelli, da sempre presente nella scena musicale modenese come appassionata spettatrice. L’idea è quella di promuovere gli artisti di Modena e provincia mettendo a disposizione uno studio di registrazione, un ufficio booking e occupandosi dei rapporti con i locali. Ad oggi l’etichetta-collettivo conta tre band: Reverie, Muretto Rover ed Her Skin, e gode della collaborazione di Chiara e Riccardo (tra i fondatori), e Giulia Benetti che si occupa dell’ufficio booking. Gli eventi targati Tempura sono organizzati come festival, ad ogni serata partecipano 4-5 gruppi, di cui alcuni anche provenienti da diverse etichette.

Tempura è gemellata con Stella Nera, collettivo anarchico libertario di Modena che ne ospita una serata al mese. Fra le altre collaborazioni vi è quella con l’associazione musicale femminista Rock with Mascara che il 18 ottobre scorso ha ospitato Tempura a Dischi Volanti, la rubrica del programma Rockwithmascara Krock di Giulia Guandalini su Krock Radiostation in cui hanno parlato delle loro idee e progetti. Poi c’è stata la serata del 23 dicembre al Kalinka in cui hanno suonato One Glass Eye (alias Francesco Galavotti, collaboratore), Her Skin e Reverie per Tempura, Lilith le Morte, Roipnol Witch e Said per Rock with Mascara. L’etichetta organizza anche home concerts, il primo dei quali è stato ospitato dal collaboratore Matteo Rigoni in occasione del release party di One Glass Eye, che è uscito con il suo primo album Elasmotherium. Il progetto ripartirà con l’estate.

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In occasione del suo primo tour on the road in giro per l’Italia ho incontrato la co-fondatrice Sara Amendolia. 20 anni, capelli blu e il sorriso dolce, quando prende in mano la chitarra e suona si chiama Her Skin e trasporta tutti in un sogno.

 

Raccontami del tour: da dove è arrivata l’occasione e dove ti ha portata?

“Il tutto è nato in modo abbastanza casuale, suonavo a Sermide al circolo arci Chinaski, la data me l’aveva trovato Chiara per farmi una sorpresa e subito dopo mi ha contattata Lorenzo D’Antoni, co-fondatore dell’agenzia booking Tri Tubba a cui sono piaciuta tanto che mi ha organizzato tutto il tour. Le prime due date sono state a fine novembre, il 24 a Prato e il 29 a Roma, ma la partenza ufficiale è stata il 2 dicembre e ho finito il 18. Ho viaggiato da sola con la mia Micra bianca, e partendo da Perugia sono arrivata fino alla Puglia, passando per Campania, Calabria e Sicilia. Il fatto di essere da sola mi spaventava all’inizio, ma nessuno da Tempura poteva accompagnarmi e allora sono partita comunque. La verità è che la solitudine ti permette di percepire le cose senza filtri e mi ha spinto ad essere più estroversa: ho conosciuto un sacco di persone, stretto collaborazioni, mi sono fermata in Calabria a conoscere parenti che non avevo mai visto e mi sono anche innamorata. Ho visto paesaggi stupendi (non ero mai stata nel sud Italia) e ho scritto anche una nuova canzone. La spesa è stata minima, per l’alloggio ogni sera dipende dal locale: ho dormito in mansarde, B&B, ma in generale sono sempre stata fortunata e ho avuto spazi enormi tutti per me. Lorenzo è siciliano e così molte date sono state in Sicilia (dove ho mangiato tantissimo), tra cui una delle mia preferite in assoluto. Ero a Casa Pertini, un circolo Arci a Trecastagni in provincia di Catania, il locale è una casa vera e propria con tanto di bagno e cucina. C’erano poche persone, saranno state una decina, ed era talmente silenzioso che ho deciso di suonare in acustico, senza microfono o alcun tipo di amplificazione. Stavo suonando i pezzi che sono nati nella mia stanzetta in un’altra stanzetta, è stato molto intimo”.

 

Con Tempura Dischi hai inciso il tuo secondo EP ‘Head above the deep’, dopo ‘Goodbyes and Endings’ del 2015, entrambi molto introspettivi ma allo stesso tempo in grado di trasmettere emozioni forti. Come nascono le tue canzoni?

“Di solito scrivo in momenti difficili della mia vita, è la mia valvola di sfogo, tutte le cose che non riesco a dire a voce le scrivo. ‘Head above the deep’ mi piace definirlo un disco umano suonato da un essere umano per un altro essere umano. Spero di trovare empatia con le persone che mi ascoltano, di trasmettergli emozioni semplici, dirette. ‘Heartbeats’, ad esempio, l’ho scritta dopo una discussione con mia madre, è forse la canzone che ho scritto più di getto per la rabbia che stavo provando. I testi sono tutti nati da momenti specifici della mia vita che però non compaiono esplicitamente, ma sotto forma di metafore, sogni, così spero che le persone possano ritrovarcisi facilmente.
Il mio primo approccio con la musica è stato grazie a mio padre che ha sempre suonato e cantato, sono cresciuta tra gli strumenti e da bambina mi piaceva stare dentro la custodia morbida della chitarra. Ho imparato a suonare la chitarra con gli Oasis che erano il gruppo preferito di mio padre, mentre ho iniziato a suonare l’ukulele con i Beirut. Nel 2013 sono stata due mesi a Londra, e per la prima volta non potevo suonare, cosi ho iniziato a scrivere canzoni. Sono tornata all’estero dopo la maturità nel 2015, ho passato un mese in Canada da alcuni parenti e una settimana a Chicago da sola. Scrivo in inglese perché è una lingua diretta e semplice, una parola ha molte sfumature e lascia più spazio all’interpretazione personale.
Trovo molta ispirazione nella musica, tra i miei artisti preferiti di sicuro c’è Jay Malinowski, canadese, Daughter (vorrei troppo essere lei), di italiani Bob Corn e Comaneci. Anche i The head and the Heart, pur facendo un folk un pò diverso”.

 

Ultima curiosità, perché ‘Her Skin’? E invece, nel futuro di Sara cosa c’è?

“Her Skin viene da un verso della canzone ‘Cinnamon’ di The Long Winters che nel ritornello dice “Her skin is cinnamon” e ho pensato che fosse l’immagine più dolce ed adatta a me che potessi trovare. L’ho ridotta a solo ‘her skin’ che è più semplice, e anche perché trovo che la pelle sia la cosa più intima e allo stesso tempo la più esposta che abbiamo. Per la musica è così, è la cosa più intima che ho, ma ho trovato il coraggio di farla sentire e ora quando suono mi sento come un libro aperto.
Nel mio futuro tanta incertezza. Ho mandato l’application ad un’università canadese per studiare scienze dell’educazione, non so ancora se mi prenderanno o no, ma a quel punto ci sarà il bivio: tra un lavoro vero e stabile e la musica. Per ora cerco di suonare il più possibile”.

 

Potete trovare Tempura Dischi sulla pagina Facebook Tempura Dischi e sul sito Bandcamp.
Her Skin si presenta sulla sua pagina Facebook Her Skin, la sua musica la potete ascoltare su SoundCloud.