Da poco 50enne, preferisce essere ‘invisibile’ ai più, non ama farsi fotografare.

“Ho una reputazione molto precisa di me ed è molto low key, di uno che ama il proprio lavoro, che, sì, a volte fa anche fatica, ma che,nonostante un incredibile successo (dico così perché a volte stento a crederci) ha deciso di rimanere in una dimensione molto privata”, spiega Giorgio de Mitri.
Venticinque e passa anni fa ha costruito insieme ad alcuni amici un’agenzia creativa che, per importanza e fama, non è seconda a nessuna delle altisonanti realtà a livello internazionale. Si chiama Sartoria Comunicazione e il marchio è un paio di forbici, figlie della sua prima grande passione: il cinema. Infatti la storia di Giorgio de Mitri, direttore creativo, inizia con la vincita di un concorso di ammissione a un corso di regia e montaggio organizzato negli anni ’80 a Modena da Piera Detassis e coordinato da Nanni Moretti. Dall’esperienza di aiuto regia per il film di Stefano Benni “Musica per vecchi animali” capisce che “se vuoi fare l’artista devi fare i conti con persone che devono finanziare il tuo lavoro, non faceva per me. Di questa esperienza sono rimaste però le forbici, in omaggio ai tagli di pellicola del montatore”.


De Mitri, perché Sartoria non è a Milano, o in una città più importante per il mondo della comunicazione?
“Il mondo della comunicazione si è evoluto tanto, per essere in contatto con lo spirito del tempo basta viaggiare e Modena come punto di partenza è comodo: rimane pur sempre la città dove sono nato e cresciuto. Se Sartoria fosse in un contesto metropolitano come Tokyo o Los Angeles dovrei lavorare senza sosta, e allora che tempo rimarrebbe per me, la mia famiglia, i miei amici? La giornata è fatta di 24 ore al giorno e io considero il mio tempo più di qualunque altra cosa, di certo più del denaro”.

Come definirebbe Sartoria?
“Facilitatrice di idee. Crediamo moltissimo nella qualità dei progetti che curiamo”.

Vede un futuro positivo per la creatività a Modena?
“No. Non credo che ci sia una classe politica intellettualmente capace di aiutare le nuove generazioni, continuano a dimostrare una miopia preoccupante. Prendi ad esempio Pietro Rivasi, una persona che per me ha una carica intellettuale straordinaria: fa un lavoro incredibile, e il massimo che gli possono concedere sono due muri…”.

A rendere Sartoria una ‘boutique’ della comunicazione c’è anche il rapporto inscindibile con artisti come il regista Bob Wilson, il fumettista Danijel Zezeli, Delta, Futura, Mode2, il duo brasiliano Os Gemeos. Com’è il rapporto tra cliente e artista?
“Il mio lavoro è gettare un ponte tra due realtà diverse: un cliente che ha i bisogni di una corporation e un artista che ne ha altri espressivi. Trovo molto fertile questa combinazione tra arte e commercio, mi piace, mi diverto ancora tanto”.