L’estraniazione che scaturisce da un uso bulimico dei social.
La complessità di definire e riconoscersi in un’identità di genere come quella del maschio.
La tensione universale dello stato dell’emigrante nella sovrapposizione di esperienze migratorie diverse.
L’intimità della condivisione.
La bellezza delle imperfezioni fisiche.
Questi sono solo alcuni dei temi trattati in questa ottava edizione del premio Davide Vignali.

Accogliendo il desiderio espresso da Antonella Battilani e Maria Menziani, ex insegnati di Davide dell’Istituto d’arte Venturi di Modena, la Famiglia Vignali risponde all’urgenza di reagire alla tragica scomparsa di del figlio, avvenuta nel 2011.
Sin dal 2012 l’obiettivo è quello di diffondere e sostenere la cultura delle immagini tra le giovani generazioni dando loro una piazza nella quale esprimersi e confrontarsi nell’elaborazione del proprio pensiero attraverso uno dei linguaggi cardine del nostro tempo, quello visivo. Fin da subito si è aggiunta la collaborazione di Fondazione Fotografia, da anni impegnata nel sostegno di giovani artisti e nella loro formazione, oggi parte della Fondazione Modena Arti visive.

Ho avuto il piacere di farmi guidare all’interno della mostra da due guide d’eccezione: Marisa e Doriano Vignali.

Quattro chiacchiere con Marisa

Come funziona il premio? Vince la foto e/o il video più bello?
Ni, diciamo che volendo mantenere centrale la libertà d’espressione dei ragazzi, abbiamo trovato che non fosse la scelta migliore limitare la scelta a uno scatto. Si è riflettuto sul fatto che talvolta fra diversi scatti non sempre l’autore è in grado di scegliere il più appropriato. La stessa Professoressa Battilani, docente di progettazione, si è espressa fin da subito più propensa a dare visibilità ad un intero progetto piuttosto che a un singolo scatto. Lo vedevo anche con lo stesso Davide al Venturi che per altro si è sempre appassionato molto alla fotografia: i compiti di progettazione stimolano a esprimere un pensiero dall’inizio alla fine e questo è importante

La scelta di un tema libero è interessante e coerente con questa volontà.
Si, per me è molto interessante, anche se riscontriamo spesso diversi dubbi su questa scelta: parlando con le persone, in molti preferirebbero venisse assegnato un tema, invece a mio parere il tema libero è sì più impegnativo, ma tira fuori argomenti molto interessanti, soprattutto per l’eta degli autori. In questa edizione mi ha stupito molto il progetto “Pelle” di Nicole Marchetti. La ragazza ha affrontato una tematica molto difficile e discussa, quella del mercato delle pellicce. Mi ha colpito come Nicole sia riuscita a rappresentare questo argomento con estrema delicatezza e bellezza; prescindendo da dibattiti etici racconta questo mestiere come il lavoro meticoloso e difficile di due artigiani, i suoi nonni. Fa riflettere su come un prodotto odiato dal panorama collettivo, per tanti versi a ragion veduta, per questa ragazza è la fonte di sostentamento della sua famiglia.

Nicole Marchetti, Pelle, 2019

Ciò che serviva un tempo e che andava di moda oggi non solo non serve più ma viene visto di cattivo gusto e a dover far i conti con tutto questo non sono mai i grandi produttori ma i piccoli artigiani.  Trovo che la ragazza abbia fatto una scelta molto coraggiosa oltre che impopolare: riflessioni così particolari rischiano di non emergere dando un tema specifico al progetto.

Cosa ti colpisce di più dei progetti?
Ogni volta io Doriano ci emozioniamo. È facile sentenziare giudizi frettolosi sui ragazzi giovani. È normale che ogni generazione ha il suo linguaggio, che non è mai immediato da capire, ma è sbagliato guardare dall’alto al basso le generazioni successive. Siamo stati tutti giovani, una volta. Questi progetti stupiscono per la maturità e la profondità di questi ragazzi che esprimono concetti profondi con una freschezza incredibile.  Ecco, questa freschezza di espressione è la cosa che più colpisce, ogni volta. Sai, avendo fatto l’insegnate di lettere alle scuole medie per una vita, inizialmente avevo il timore che i ragazzi potessero prendere questo concorso come un compito da dover svolgere.
Non so, mi emoziona ogni volta vedere che non è mai così.

“Essere Maschi” ha vinto il primo premio, che ne pensi?
È un video realizzato dai ragazzi del Liceo Artistico Musicale di Forlì. In questo progetto ci si chiede cosa significa essere maschi e se riconoscersi in un’identità di genere consolidata può, in un certo senso, creare dei limiti. A mio avviso è ben fatto e anche in questo caso, stupisce come il lavoro riesca ad essere profondo e fresco allo stesso tempo. Uno dei registi mi ha confessato che grazie a questa possibilità si è appassionato al videomaking. Terminate le superiori è andato Milano per seguire questa strada.

 

La mostra con le opere del Premio è visibile fino al 17 novembre 2019 presso il MATA, ex manifattura tabacchi, in via Manifattura Tabacchi 83, ad ingresso libero.
Orari di apertura:
dal mercoledì al venerdì 11-13 / 16-19
sabato e domenica 11-19

Ingresso libero

Per informazioni e approfondimenti:
Evento facebook
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