Un anno fa, in occasione della Giornata Mondiale contro Omofobia, Lesbofobia, Bifobia, Transfobia e Afobia, MoCu ha intervistato l’attivista Ethan Bonali (qui potete rileggere l’intervista) in merito ai temi dell’identità di genere non-binary, dei percorsi di formazione auspicabili per le nuove generazioni e delle discriminazioni plurime a cui parte della comunità LGBTIQ+ è purtroppo ancora soggetta. Per il primo anniversario del Pride modenese abbiamo ripercorso con Valentina Quattrocchi (qui potete rileggere l’intervista) i traguardi raggiunti e abbiamo raccolto, grazie ai contributi dei lettori di MoCu, una gallery fotografica dell’evento, nella speranza che, dopo questo secondo anno pandemico, si possa aprire un lungo periodo di appuntamenti annuali con il Pride nella nostra città.

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Modena Pride – Fotografia di Tommaso Mori

Francesco Donini, Presidente di Arcigay Modena Matthew Shepard, ci dice a proposito di questa Giornata:

La Giornata Mondiale contro l’omolesbobitransfobia si celebra dal 2004 il 17 maggio, lo stesso giorno in cui nel 1990 l’omosessualità è stata definitivamente depennata dall’OMS dall’elenco delle malattie mentali e definita a livello scientifico e medico come una variante naturale del comportamento umano.

Una svolta fondamentale per chi ancora si ostinava, o si ostina, a definire qualsiasi varianza dallo schema cisgender eterosessuale una malattia. Sancire questa giornata anche a livello nazionale, come si propone di fare il ddl Zan, significherebbe poter lavorare sull’educazione, sulle scuole e sulla cultura del paese in generale, aiutando tante persone e tante identità, tante vite, ad uscire dal cono d’ombra dell’ignoranza, e quindi dell’intolleranza e della discriminazione. E forse permettendo alle differenze di emergere senza tante paure, di risplendere in tutti i loro colori, arricchendo così l’intero tessuto sociale.

 

Oggi incontriamo Noah Schiatti, giovane autore di Reggio Emilia che ha pubblicato lo scorso dicembre, per la collana Illustrissime di Asterisco Edizioni, la sua opera prima: Solleone, una graphic novel che tratta il tema dell’identità di genere in parole e disegni che danno vita a un microcosmo sospeso e lontano dal tempo della quotidianità, eppure straordinariamente possibile.

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Courtesy Asterisco Edizioni

Noah ha vinto il concorso indetto da BeComics 2020 Green is the new black con quattro tavole sulla responsabilità ambientale, ha realizzato il poster del numero di maggio 2020 della rivista LaFalla del Cassero di Bologna e ha pubblicato anche su riviste indipendenti tra le quali il numero 12 di LÖK ZINE con un fumetto breve sul tema “GEN(DER)RE / GENERE”.

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Courtesy Asterisco Edizioni

Studi Linguaggi del Fumetto all’Accademia di Belle Arti di Bologna: che cosa offre in più il linguaggio della graphic novel rispetto, ad esempio, a una forma letteraria maggiormente diffusa come quella del romanzo?

Fin da piccolo ho sempre letto fumetti, quelli che mi regalavano o che trovavo in giro per casa. Molto spesso però guardavo solo le figure perché erano la cosa che principalmente mi colpiva.

Il fumetto ha proprio questo dalla sua, la possibilità di rappresentare graficamente e in sequenza una storia lasciando comunque molta libertà di immaginazione e di controllo ai lettori. Anche il fatto che sia un’attività per lo più individuale permette un’assimilazione e un’interpretazione molto personale, permette di seguire il proprio ritmo e di prendersi il tempo di soffermarsi su una tavola piuttosto che su un’altra.

 

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Self / Ritratto

 

Il libro si apre, nella copertina interna, e si chiude, con una serie di formiche che sembrano correre oltre il limite del foglio, e proseguire al di là dell’ultima pagina; i bambini al centro della storia, Nina, Lia, Monica e Andante, non fanno che spostarsi in un moto incessante. Perché hai scelto un nome suggestivo come Andante per il protagonista?

Mi serviva un nome neutro, ma l’italiano offre ancora pochissime soluzioni. Avevo vagliato l’idea di utilizzare Celeste, ma alla fine l’ho scartata. Tengo diversi sketchbook su cui disegno e prendo appunti quando mi vengono idee; in uno di questi avevo fatto una lista di sostantivi, aggettivi, parole inventate, e tra questi avevo scritto Andante che ho infine scelto come nome del protagonista.

 

Andante è in vacanza dalla nonna: che cosa consente la dimensione della vacanza che non è cosi facile mettere in atto quando si è nella routine della vita di tutti i giorni?

Essere in vacanza permette di uscire dal quotidiano e molto spesso di cambiare del tutto luogo, andare “dove nessuno ti conosce”. Questo dà la possibilità di presentarsi con una nuova identità, un nuovo nome, provare a essere (anche se per poco tempo) qualcun altro. È una dimensione di inconscia sperimentazione e ricerca della propria persona.

 

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Courtesy Asterisco Edizioni

 

Hai scelto di dare vita a personaggi bambini, di un’età presumibilmente compresa fra gli 8 e i 10 anni, e trovo che tu li abbia dotati di un lessico davvero realistico: il modo in cui si esprimono e parlano del corpo è interessante, ne nominano le parti mentre evocano nozioni fantasiose e legate al sentito dire dai più grandi, e, mentre le loro voci escono fuori campo, le tavole da te disegnate si spostano da dettagli macroscopici del mondo naturale fino all’interno dei corpi, in un viaggio quasi lisergico.

Un aspetto che mi premeva rappresentare era proprio quello del linguaggio utilizzato da personaggi molto giovani. I bambini e le bambine molto spesso non capiscono il peso che possono avere le parole, ma non lo fanno con malizia, anzi, arrivano dritti al punto e lo fanno in modo netto, preciso. Sono figure pragmatiche, oggettive ma anche piene di fantasia. Volevo racchiudere tutte queste caratteristiche nei personaggi che ho creato.

 

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Courtesy Asterisco Edizioni

 

I personaggi si muovono in un contesto naturale poco contaminato dall’uomo, fra fango, fiumi, cicale e formiche, sperimentando un’immersione panica nell’ambiente e l’assenza della repulsione, che spesso sopraggiunge più avanti, verso ciò che è considerato sporco, schifoso, spaventoso, intoccabile.

Ho avuto la fortuna di crescere in una realtà molto vicina alla natura, con la libertà di entrare in contatto con un ambiente simile a quello illustrato in Solleone. Vedo questo tipo di natura come un grande ingranaggio costituito da tanti sotto-ingranaggi più piccoli, tutti dediti al mantenimento della vita.

Nel caso ci siano sotto-ingranaggi “difettosi” o che lavorano in modo diverso, tutte le parti si adattano organicamente per continuare a mantenere l’ingranaggio principale. Un’opera di simbiosi dove ogni parte è necessaria e pronta ad adattarsi ai cambiamenti delle altre parti per mantenere l’equilibrio.

 

In Solleone la madre di Andante è distante, dalle conversazioni telefoniche che ha con la nonna si evince che forse non accetta l’identità di genere del figlio, o ha altro di cui occuparsi. Perché i nonni a volte riescono ad avere menti più flessibili dei più giovani genitori?

Credo sia perché non devono più dimostrare nulla: avendo già vissuto la maggior parte della loro vita hanno un po’ questa libertà di non farsi pesare addosso il giudizio altrui ed essere molto più flessibili nell’accettare realtà differenti. I genitori invece sono strettamente legati ai figli tramite i loro successi e insuccessi che convergono nel giudizio di essere un ‘bravo’ o ‘cattivo’ genitore agli occhi della società.

Ovviamente ogni situazione è diversa ma credo che questa sia per me la maggiore differenza tra le figure dei nonni e quelle dei genitori.

 

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Courtesy Asterisco Edizioni

 

Nella storia a un certo punto una delle bambine, Lia, si allontana e sembra rifiutare il nuovo amico Andante: a cosa è dovuta la sua reazione?

Reagisce per paura. Perché non comprende appieno cosa rappresenta l’identità di Andante; cosa rappresenta nei suoi confronti e nella realtà che fino a quel momento hanno vissuto e costruito insieme. Il senso di paura che prova Lia è anche diretto verso se stessa, quando non capisce cosa Andante sta provando a dirle.

È un po’ questo quello che ho provato a dire tramite Lia, che va bene avere paura, va bene anche non capire fino in fondo le motivazioni delle altre persone, ma che è sempre giusto rispettarle.

 

Stai lavorando a un’altra storia? Quali storie nel cassetto vorresti narrare e tracciare su carta nel prossimo futuro?

Al momento sto lavorando a un altro fumetto, che sarà la mia tesi di laurea per il corso di Linguaggi del Fumetto all’Accademia di Bologna.

Come per Solleone tratterò del tema dell’identità, ma questa volta attraverso personaggi adolescenti e la storia sarà incentrata sull’approccio con la tecnologia, sulla possibilità di costruire (o de-costruire) una nuova identità, o multiple, o nessuna, all’interno di uno spazio virtuale come Internet o i videogiochi.

Ho anche altre storie che vorrei prima o poi scrivere: mi piacerebbe molto fare un fumetto fantascientifico-distopico perché adoro l’estetica post-apocalittica.

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Inconsciamente tutte le storie che scrivo, pianifico di scrivere e che sogno di scrivere contengono personaggi lgbt+. Credo ci sia ancora molto bisogno di questo tipo di narrazione, ma credo anche che le persone abbiano bisogno di leggere di personaggi lgbt+ in storie in cui questi personaggi non sono limitati a essere la loro identità e basta.

La rappresentazione in questo senso è ancora molto difficile da trovare, per questo bisogna dar sempre più voce ad artisti e artiste facenti parte di tale comunità.