La mostra collettiva Quattro oscillazioni fra il senso e la perdita ha inaugurato il 26 Giugno scorso presso lo spazio culturale Madonna del Corso, con il patrocinio della Città di Maranello e dell’AIAPI. Dopo averla percorsa abbiamo fatto alcune domande alle quattro artiste in mostra: Enrica Berselli, Alice PadovaniFederica Poletti e Cetti Tumminia.

Quattro oscillazioni fra il senso e la perdita Enrica Berselli, Alice Padovani, Federica Poletti Cetti Tumminia
Veduta della mostra, foto di Elisa Magnoni

Quattro ‘anime sensitive’, per dirla con Aristotele, in grado di percepire e ricevere, attraverso i sensi, impressioni da stimoli esterni o interni e di intuire, così, il molteplice empirico.

Lo spazio espositivo Madonna del Corso si trasforma per questa occasione in una sorta di iperuranio platonico, ossia in una dimensione metafisica, ‘aspaziale’, atemporale, dunque puramente spirituale, ove risiedono le idee.

Dal testo critico di Maria Chiara Wang

  

Potete raccontarci qualcosa in più sui lavori che avete presentato?

Federica Poletti: Ho ragionato sul concetto di una “fine malinconica“,  poetica dei miei soggetti. Trovo che sia un momento storico che si presta molto alle atmosfere più decadenti e la tensione è verso la fine.

La pala d’altare vede due corpi collassare l’uno sull’altro e in qualche modo nello stesso momento rinascere l’uno nell’altro. Sono partita da un vecchio tronco tarlato e ho tratto ispirazione dalla natura, nel come la fine venga concepita nello stesso momento anche come evoluzione. Il tronco posto in mezzo all’abside funge da memento mori, ma non in modo repulsivo o inibente come è di solito il teschio umano, ma piuttosto in modo romantico, che ammette bellezza malinconica e insieme meraviglia.

Alice Padovani: Ho presentato lavori che hanno subito una transizione al nero. Sono tutti o quasi progetti nati durante i mesi della pandemia, dove lo slittamento semantico fra la purezza del bianco e l’oscurità vengono appositamente messi in risalto.

L’opera in cui si percepisce maggiormente questa metamorfosi è l’installazione Solid dove le basi di gesso bianco e luminoso mutano in una sorta di terreno scuro che intrappola le forme organiche e vegetali.

Quattro oscillazioni fra il senso e la perdita Enrica Berselli, Alice Padovani, Federica Poletti Cetti Tumminia
Solid (Dettaglio) di Alice Padovani, foto di Elisa Magnoni

Cetti Tumminia: Tutte le mie opere in mostra fanno parte della serie Pareidolìa, Evoluzione di un vuoto pieno. Nato  soprattutto dal desiderio di rappresentare il senso di smarrimento costante oltre al quale sento di avere una possibilità concreta di evoluzione e di innalzamento.

Mi sono chiesta come poter rappresentare questo sentire, questa difficoltà, e istintivamente ho preso un foglio di carta bianco e l’ho accartocciato. Ho fatto un gesto semplice che a tutti è capitato di fare, un gesto che nasce per rifiutare ciò che quel foglio contiene. Il mio contenuto era il vuotoMa ho sempre sentito che nulla è veramente vuoto e così ho tentato di descrivere un contenuto attraverso la luce, quella luce che da sempre cerco al di là, sotto i miei bui, in profondità, con la volontà di distaccarmi da questo pesante senso di inadeguatezza.

Quello che le immagini fotografiche preparatorie mi hanno raccontato mi ha suggerito due strade: la prima racconta di entità, luminose e fluttuanti, metafore dell’anima, la seconda, che in realtà accoglie comodamente anche la prima, si basa sulla pareidolìa ovvero su quel processo psichico che porta a ricondurre forme casuali a forme note.

 

Quattro oscillazioni fra il senso e la perdita Enrica Berselli, Alice Padovani, Federica Poletti Cetti Tumminia
Il Bianconiglio (Dettaglio) di Cetti Tumminia, foto di Elisa Magnoni

 

Lo spazio della Madonna del Corso ha una texture ricca che supporta in modo naturale una mostra con tanti elementi di matericità organica o minerale. Avete previsto questo dialogo di materiali e/o lo spazio o il progetto hanno informato in qualche altro modo la costruzione dei vostri lavori?

Enrica Berselli: La distruzione e la corrosione intrinseche in alcune mie opere, come la cornice di Decisus | Deciduus e le parti terminali delle sculture in cera, richiamano la materia compromessa dal tempo della pavimentazione e delle pareti su cui l’intonaco disegna magnifici affreschi naturali.

Le dimensioni microscopiche di alcuni dei lavori a parete credo che richiamino gli ex voto, che in genere hanno formati ridotti e costringono l’osservatore a un approccio intimo che esclude momentaneamente il contesto e la visione d’insieme.

Quattro oscillazioni fra il senso e la perdita Enrica Berselli, Alice Padovani, Federica Poletti Cetti Tumminia
Decisus | Deciduus di Enrica Berselli, foto di Elisa Magnoni

 

CT : Il desiderio di portare alla luce questa mostra, il cui progetto in realtà è nato nel 2019 e voleva essere presentato per il 2020, è stato un grande stimolo a riemergere dal pesante stato d’animo in cui la pandemia mi aveva costretta. L’abisso in un acquario, la mia opera più grande in mostra, è rimasta incompiuta sulla parete del mio studio per quasi un anno. In un primo lungo momento a causa dei mesi di pieno lockdown in cui non ho potuto raggiungere il mio studio e, in seguito, per  una sorta di lunga apatia dovuta al blocco di tutte le attività legate all’arte che hanno azzerato obiettivi e stimoli annessi.

 

L’allestimento è compatto e strutturato, parallelo ai temi della generazione, trasformazione, concrezione che percorrono i lavori, ma riportati sul “corpo” dello spazio espositivo. Ci parlate del percorso e di come è nato?

CT: L’allestimento si è strutturato in maniera molto naturale, è stato un processo quasi istintivo in cui abbiamo scelto di non sezionare lo spazio dividendocelo in maniera meccanica. Una volta nello spazio, abbiamo sentito di dover mettere le opere in comunicazione tra loro, richiamandoci a vicenda, ove possibile. Nonostante i linguaggi tanto diversi, le nostre quattro oscillazioni hanno saputo trovare un aspetto per me fondamentale, che sempre ricerco tramite l’arte: l’equilibrio.

FP:  Dall’entrata centrale al fondo si passa dai lavori della Padovani ai miei quindi da “origine” a “morte“ mentre da una parete all’altra si passa da corpo mortale e indagine sulla consunzione del corpo da parte della Berselli, a indagine sulla profondità dell’anima e della presenza spirituale da parte della Tumminia. Diciamo che il percorso è nato così concettualmente dall’idea dell’oscillazione ma si è poi sviluppato in un dialogo più serrato tra le opere, quasi a creare tante suggestioni diverse.

Quattro oscillazioni fra il senso e la perdita Enrica Berselli, Alice Padovani, Federica Poletti Cetti Tumminia
Teste di Federica Poletti, foto di Elisa Magnoni

 

Ricorrono temi scientifici, ma i supporti e le immagini sembrano riconvertiti a basi o spazi per la crescita invece di contenerla e conservarla per la divulgazione.

EB: La mia scelta di lavorare con la cera nasce da decine di visite in musei anatomici di tutto il mondo: mi interessa forzare il format della cera anatomica, nato per fini didattici e per addetti ai lavori in epoche in cui non esisteva la documentazione fotografica e video, perchè narri una mutazione impossibile, una reazione allergica a concetti piuttosto che a sostanze tangibili e a malattie reali.

Quattro oscillazioni fra il senso e la perdita Enrica Berselli, Alice Padovani, Federica Poletti Cetti Tumminia
Cetti Tumminia con Enrica Berselli e la sua cera Anafilassi da Stasi, foto di Elisa Magnoni

 

Quattro oscillazioni fra il senso e la perdita è visitabile presso lo spazio culturale Madonna del corso in via Claudia 277, a Maranello (Modena).
Finissage: 10 Luglio 2021, dalle 18.00 alle 21.00, alla presenza delle artiste.