Due artisti, Andrea Chiesi e Giorgio Casali, pittura e poesia. Una storia che si intreccia, attraverso la pubblicazione di ’19 paintings 19 poems’. Li abbiamo intervistati, chiedendo a uno di parlarci dell’altro e viceversa.
Andrea è emiliano, classe ’66. Radici della controcultura punk  primi anni 80. Esordio come disegnatore per pubblicazioni underground. Attraverso una pittura ad olio su tela di lino, indaga il paesaggio contemporaneo soffermandosi sul concetto di tempo. Tecnica rigorosa, lenta va ad esaltare contesti urbani creando forti contrasti tra luci e ombre. E’ stato insignito di molti premi, tra cui il Gotham Prize, istituto Italiano di Cultura New York (2012); I Premio terna (2008); V Premio Cairo Editore (2004), XXXVIII Premio Suzzara (1998). Ha esposto personali con le gallerie Being3 di Pechino, Nohra Haime di New York, Patricia Acal di Madrid e lo spazio X-Lab di Berlino. Con Giorgio Casali ha creato ’19 paintings 19 poems’ (Italian Cultural Institute in New York, 2014). Tipo chiaro, trascendente e mistico.
Anche Giorgio è emiliano, lui però nasce vent’anni dopo, nell’86. Dal 2009 speaker in Bankshot programma di Radio Antenna1 101.3. Cura il blog ‘Dire fare baciare’ all’indirizzo giorgiocasali.blogspot.it. Pubblica le raccolte di poesie Attaccamenti ( Albatros, 2010), Notte provincia (Edizioni clandestine, 2011), Poesie (autoproduzione, 2012), Sotto fasi lunari (Incontri edistrice, 2013). Con Andrea Chiesi ha realizzato ’19 paintings 19 poems’ (Italian Cultural Institute in New York, 2014). Un tipo caliginoso, sarcastico e introspettivo.

Come vi siete conosciuti?

A: “Stavo ascoltando Radio Antenna1 quando sentii una voce recitare una poesia, erano le 16 di un giovedì pomeriggio e pensai: “Ma chi é sto matto? Dove sono gli Swans? dov’è Love will save you?”. Mi colpì, incuriosito lo contattai e iniziai a seguirlo, scattò da subito una sorta di sintonia emozionale. Attitudine al punk a parte siamo molto diversi: so poco di poesia ma le sue a pelle mi colpirono subito. Gli chiesi di scrivermene una per il catalogo di una mostra che avrei allestito a New York, in occasione del Gotham Prize, così nacque ’19 paintings 19 poems’ ”.
G: “Un giorno in radio mi arrivò voce di lui. I racconti di questo pittore appassionato di musica punk mi incuriosirono, pensai anche di intervistarlo. Non so molto di pittura ma in quei dipinti bianchi, neri e grigi lessi qualcosa. Una volta conosciuto l’empatia scattò subito, passammo ore a parlare. Ricordo di quella volta in cui ci interrogammo sui significati di poesia e pittura, sulla loro funzione nell’esistenza e di quanto spazio avesse Dio all’interno di esse. All’inizio di dicembre Andrea mi chiese di scrivere una poesia per un suo catalogo, in pochi giorni la sua richiesta aumentò fino a che non iniziammo a parlare di una forma di libro vera e propria”.

Le poesie creano immagini, i dipinti discorsi narrativi.

A: “Pittura e poesia sono linguaggi condensati: il punto finale di dimensioni autobiografiche ampie e complesse. Non hanno un approccio facile, se ti approcci a loro in maniera superficiale non cogli nulla. Queste chiedono, pretendono attenzione. Al giorno d’oggi la società  impone immagini veloci, la poesia e la pittura invece sono espressioni di controtendenza, impongono di fermarsi”.
G: “Le immagini di Andrea mi hanno dato parole nuove, attraversavo un periodo strano, cupo, alla ricerca di redenzione. Periodo nel quale vagavo dentro al discorso sul tempo, tempo come usura ma anche come qualcosa di eterno. Mi diede carta bianca, nacque una storia sui suoi dipinti. Inizialmente erano meno, gli chiesi io  più quadri per avere maggior respiro di narrazione. Il 31 dicembre la mia casa era invasa, passai settimane a ordinarli secondo un filo logico, il pavimento era pieno di fogli, di versi e di dipinti. ’19 dipinti 19 poesie’ è un passaggio dantesco all’interno di un purgatorio cattolico doloroso, ma di purificazione. Il protagonista è un’anima morta nel tempo, in quel periodo vagavo dentro al discorso sulla temporalità subendone l’usura continua”.

La vostra è stata una contaminazione, il tuo atteggiamento verso questo genere di collaborazioni?

A: “Positivo, Giorgio grazie alle sue poesie è riuscito a creare una storia tra i vari dipinti, un fil rouge narrativo. Nel settembre 2014 durante il poesia festival arricchimmo il nostro dialogo con l’accompagnamento musicale del gruppo Sigfried unendo poesia, pittura e musica.  Bella performance, io però mi ritirai presto. Lascio autonomia alle mie opere, queste parlano da sole. Credendo in un dialogo diretto col pubblico lascio che ognuno ci veda quello che sente. Poi non amo stare troppo fuori, o faccio il flaneur o il pittore, se tardo la sera perdo tempo a dormire la mattina, io mi alzo molto presto per dipingere”.
G: “Positivo, poesia e pittura sono arte, la maggiore affinità a una o all’altra è solo un fatto di predisposizione: c’è chi è più allenato a capire i dipinti e chi più la poesia. La nostra conoscenza si sintonizzò sulla musica e quando nel settembre 2014 durante poesia festival il gruppo Sigfried si unì a noi, fu un po’ come chiudere un cerchio. Tra me e Andrea si è instaurato un rapporto vero, di crescita e stima reciproca. Spesso in questo ambiente nascono gelosie e invidie strane, non è il nostro caso”.

Cos’è per te la pittura?

A: “La pittura è la tecnica attraverso la quale riesco a dire quello che voglio dire, è attività esperienziale, la mia forma espressiva, passo tutta la giornata a dipingere. Quando non dipingo ricerco, l’opera non è solo un’immagine ma il frutto di un complesso percorso di ricerca, il pittore è un intellettuale col pennello”.
E per te, la poesia?
G: “La scrittura che va a capo. La poesia è la cosa che voglio fare, che mi sento chiamato a fare, è una chiamata a dire in versi e quando le rispondo sono contento”.

Andrea, una delle tue opere si intitola Ucroine, letteralmente fuori dal tempo, che rapporto hai con quest’ultimo?

A: “Nell’atto del dipingere sono fuori dal tempo. Quando dipingo acquisto la stessa consapevolezza di quando medito. La tecnica della pittura a olio su tela è  molto esigente, richiede costanza e dedizione. Il tempo di per sè non esiste, come la realtà sono illusioni, proiezioni della mente, ecco, il dipinto è la stessa cosa, è la proiezione della mia realtà”.

Per te invece cos’è il tempo?

G: “Il tempo è una cosa grossa. Da quando siamo sulla terra ci siamo dentro, è un qualcosa nel quale siamo immersi, e se non riusciamo a uscirne ci uccide, si muore. E’ molto difficile, ma bisogna riuscire ad entrare in altro tempo, a partecipare a un tempo eterno, e così siamo salvi”.

Iniziare la giornata con una bella immagine è importante, la tua qual’è?

A: “Il mio studio, la mia casa è in campagna. La mattina apro la porta e vado a dar da mangiare agli uccelli, l’aria fredda sul viso, l’offerta agli abitanti del bosco mi fa iniziare bene la giornata”.
G: “La giornata la comincio con la fiamma del fornello sulla moca, poi mi appoggio al calore del termo e faccio un segno della croce. Quand’ero più giovane, invece, iniziavo ascoltando Radio Antenna1, beccavo sempre 12:51 degli Strokes prima di andare a scuola”.

Cosa consiglieresti a tutti quelli che sentono la necessità di esprimersi attraverso forme d’arte, ma che a un certo punto si bloccano?

A: “Quello che consiglio ai miei ragazzi dell’accademia di Ravenna: di non fermarsi. Leggere, studiare, ricercare, esercitarsi con cura altrimenti saranno solo persone sensibili. Per essere un artista, per fare questo mestiere l’impegno è fondamentale. Ai pittori direi anche di sentirsi orgogliosi d’esser pittori. Cerco sempre di tirar fuori il loro stile, ciascuno di loro ne ha uno, espressione di questa contemporaneità: la pittura non è morta e non morirà mai finché esisterà l’uomo”.
G: “Dipende dalla natura del blocco. Se è paura di scoprirsi, molto semplicemente, non li spingerei a pubblicare, non è mica obbligatorio. In ogni caso, timidi o meno timidi, suggerisco un confronto con la tradizione, soprattutto quella italiana aiuta a conoscersi di più. L’allenamento poi è fondamentale, le mie poesie oggi sono ben diverse da quelle che scrivevo a 16 anni”.

Prossimo progetto?

A: “L’undici marzo 2016 si terrà KARMAN, personale al Guidi&Schoen Arte Contemporanea di Genova. Una selezione degli ultimi dipinti maturati dalla recente esperienza nella Repubblica Popolare Cinese. Questi sono il frutto di nuove ispirazioni germogliate in alcuni luoghi buddhisti, indagando ricerche sull’arte tradizionale e la pittura Ch’an. In cantiere ho anche un nuovo progetto con Giorgio, la naturale prosecuzione di ’19 Paintings 19 Poems’”.
G: “Ho pronto un libro su cui ho lavorato per quattro anni, spero di riuscire a pubblicarlo entro l’anno. Per quanto riguarda la collaborazione con Andrea, il dialogo continua, sono certo che faremo qualcos’altro insieme di bello. Magari anche un gruppo Punk”.