Penso che il concetto di “musica dal vivo” sia ambivalente. Non si limita soltanto ad un’esecuzione in un tal posto ad una certa ora ma lo interpreto principalmente come un imperativo morale, sia per i musicisti che per il pubblico; “musica dal vivo” per me vuol dire soprattutto “musica che deve essere vissuta”. Ci sono gruppi che lavorano tantissimo in studio, ricercano spasmodicamente i suoni e confezionano album eleganti, stilisticamente impeccabili. Altri, invece, in studio ci vanno ma considerano il palco come il loro vero e proprio tavolo di lavoro e, più che del suono, si interessano alla ricerca del contatto con le persone. I Nobraino appartengono a quest’ultima categoria e pochi mesi dopo l’uscita dell’ultimo lavoro inedito vengono a farci visita in quel dell’OFF.

Descrivere un loro concerto non è impresa facile perché si tratta di un incessante carosello multicolore, uno spettro di emozioni altalenante tra euforia ed entusiasmo che lascia un retrogusto malinconico alla fine. Vederli sul palco è come salire sulle montagne russe, l’esperienza può piacere o meno ma non lascia di certo indifferente. Alle 23:30 iniziano portando in scena il loro nuovo album per intero quasi senza sosta, esclusi un paio di botta e risposta con il pubblico che, dopo un paio di brani, pende già dalle loro labbra.

Prima di proseguire vorrei spendere due parole riguardo 3460608524 che non è un patetico tentativo di lasciare il mio numero di telefono alle ragazze che leggeranno ma si tratta proprio del titolo del disco. La particolarità consiste nel fatto che il numero sia attivo e a disposizione di chiunque voglia scambiare parole o messaggi direttamente con i cinque riccionesi, i quali si sono presi l’impegno di rispondere personalmente, in orari stabiliti. Si tratta di un’idea originale che sottolinea ancora una volta come la priorità della band sia quella di creare un contatto significativo con il pubblico.

NOBRAINO @OFF Modena - photo credits: Francesco Boni - fboni.it
NOBRAINO @OFF Modena – photo credits: Francesco Boni – fboni.it

Tornando allo spettacolo, le prime impressioni suggeriscono che in questo disco le sonorità siano virate su rotte più funkeggianti e lineari rispetto al classico folk-rock ormai collaudato e che la band giochi spesso con tonalità maggiori che risultano più accattivanti ed immediate per l’orecchio. A livello lirico la voce di Kruger è un piacere da ascoltare, senza dubbio una delle più belle e profonde del panorama italiano. I testi contrastano decisamente con il sound e le tematiche trattate toccano il genere cantautoriale più serio ed impegnato, spostandosi un po’ dal cinismo al quale avevano abituato. Finita l’esecuzione del nuovo album, dopo una brevissima pausa, la band torna fuori per un’altra mezz’ora abbondante e si lascia andare attingendo a piene mani dagli album precedenti. A questo punto si capisce al volo che i Nobraino non vorrebbero mai smettere di suonare tanto quanto il pubblico non vorrebbe mai smettere di ascoltarli e il delirio collettivo culmina nel momento in cui Kruger scende dal palco e canta diversi pezzi in mezzo agli spettatori: assistere a cose del genere fa riacquistare un po’ di fiducia nel genere umano.

In conclusione: anche se il genere può non appassionare, i Nobraino dal vivo hanno una carica e una voglia di trasmettere emozioni che trascina anche lo spettatore più indifferente fuori dal proprio guscio. Il nuovo album appare come un tentativo di rottura con quello che è stato il loro passato, sia a livello di tematiche affrontate nei testi, sia nelle tonalità vocali e nello stile in generale. Si mostrano più sornioni e di facile ascolto ma anche un po’ meno originali; a fronte di questo spero che si sia trattato solo di un passo maldestro, di un’incerta sfaccettatura in quella che è certamente una personalità complessa e profonda.