La sesta edizione di Trasparenze si è conclusa domenica 13 maggio con lo spettacolo Ubu Re al Teatro dei Segni.

Il testo di Alfred Jarry è andato in scena per la prima volta a Parigi nel 1896 e presenta da subito grandi innovazioni. Ubu Re è una sorta di embrione del teatro dell’assurdo. Nato da una burla studentesca e nato per essere uno spettacolo di burattini dove amore e guerra sono un po’ la stessa cosa alternandosi incessantemente. Ubu Re si trova a scardinare le regole del teatro occidentale tramite l’invenzione di termini di fantasia (“Merdre” primo fra tutti) e abbattendo le buone maniere del teatro europeo.

Ubu Re - foto Chiara Ferrin
Ubu Re – foto Chiara Ferrin

Nella rivisitazione messa in scena da Stefano Tè ci sono grandi influenze del teatro del corpo, i movimenti diventano evocativi di una sensazione o di una situazione, come il Re Venceslao che, con delle biglie sotto ai piedi, lotta per la vita cercando di non cadere, generando una danza per la sopravvivenza che richiama appunto il movimento scoordinato e grottesco di un burattino. La guerra, invece, è evocata con una coreografia che ricorda il dimenarsi dei corpi in una discoteca. Gli attori in scena si mostrano come corpi che si muovono nel buio, il quale rappresenta il lato oscuro dell’essere umano che avvolge e trascina in un vortice demoniaco.

Il personaggio di Padre Ubu nasce, secondo Alfred Jarry, dall’associazione tra una specie di  caricatura giullaresca e le più radicate debolezze umane. Padre Ubu è cinico e spregiudicato, tramite una congiura uccide il Re Venceslao per salire al trono. Dall’omicidio di quest’ultimo prenderà vita un susseguirsi di delitti in un clima di menzogna e cupidigia nel quale “nessuno dice la verità e nessuno mente” per dirla con i termini di Jarry. Si crea così una situazione nella quale ogni personaggio influenza e trascina l’altro in un’atmosfera crudele e a tratti perturbante.

Colluttazioni, botte e sangue si mostrano attraverso una sorta di ballo attraverso il quale i personaggi  mirano a raggiungere potere, ricchezza e abbondanza. La performance è segnata da un terribile individualismo che fa tacere la buona coscienza e fa dimenticare le conseguenze in un crescendo di angustia e rabbia. Le vittime vengono fatte sparire in una botola che trascina i corpi morti nell’oblio creando, grazie alla coreografia formata da pallets di legno rettangolari, un terreno stratificato dalla colpa sul quale si ergono i carnefici che non possono fare a meno di scontrarsi con il loro destino.

 

Ubu Re
Regia e drammaturgia 
Stefano Tè
con gli attori detenuti e internati del Carcere di Modena e di Castelfranco Emilia
e con attori e allievi attori del Teatro dei Venti
Allestimento scenico Teatro dei Venti
Costumi Alessandra Faienza e Teatro dei Venti
Musiche Domenico Pizzulo
Assistente alla regia Simone Bevilacqua

 

Trasparenze continua con l’EXTRA-FESTIVAL
Segnatevi in agenda l’anteprima nazionale di MOBY DICK
Mercoledì 6 giugno ore 21 – Piazza Roma, Modena

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