L’11 novembre siamo stati a Esposizione orizzontale alla Bottega dei Gozzi, expo concepita per celebrare i 115 anni di attività.

Una volta liberati, i tavoli da lavoro accolgono le opere di diversi artisti.
Importanti artisti del panorama contemporaneo vengono così posizionati fianco a fianco di chi, almeno per il momento, affermato ancora non lo è, garantendo ugualmente una notevole qualità di esposizione.

Un’atmosfera intimamente condivisa ha permesso di gironzolare tra le opere esposte prendendo il tempo per scambiare quattro chiacchiere bevendo vin brulè.

Mi soffermo sull’interpretazione della favola di Cenerina dell’ artista Andrea Chiesi, sfoglio le pagine e sento la porosità della carta impregnata d’inchiostro.

Federico Montaguti mi racconta entusiasta e ancora un po’ incredulo com’è andata con Cenerina: “Beh, noi abbiamo semplicemente chiesto agli artisti se gli andava di partecipare rappresentando delle fiabe, non ci saremo mai aspettati una risposta del genere; non solo la nostra richiesta è stata accolta con entusiasmo, alcuni hanno fatto molto di più.

Andrea Chiesi, ha addirittura realizzato un intero libro con 72 pagine.

Continua Davide Montorsi, l’idea di dare un tema ha imposto un’organizzazione di diversi mesi d’anticipo, chiedere agli artisti di realizzare un’opera apposta per un

evento che celebra una Bottega di Modena che in pochi conoscono.. beh ci aspettavamo delle risposte più restie, e invece c’è stato molto entusiasmo, dovuto sopratutto anche al soggetto: fiaba e favola, che per sua natura lascia molta libertà di immaginazione sia al narratore che all’illustratore.

Non è una libertà scelta a caso, l’epoca d’oro della legatoria è strettamente vincolata alla bravura degli illustratori: titolo, autore ed illustratore andavano di pari importanza, e questo lo abbiamo voluto ribadire con l’esposizione orizzontale, diverse sensibilità, diversi supporti, diversi media hanno esaltato il contenuto e dal nostro punto di vista il medium: il libro.

Per noi ogni opera è stata come un dono, vedere più di 20 artisti assieme nello stesso ambiente a confrontarsi e a raccontare il proprio lavoro al pubblico non è una cosa di tutti i giorni, e forse è giusto così, deve rimanere qualcosa di prezioso da riproporre una volta l’anno e non di più.

 

La Bottega ha appena festeggiato il suo 115 esimo anno di attività: Un confronto fra ieri e oggi.
Noi siamo la quinta generazione a prendere in mano gli stessi strumenti di quando la Bottega aprì a Modena nel 1902, la seconda generazione di “non Gozzi” avendo avuto come maestro Piero Faggioli, a cui saremo sempre riconoscenti in quanto non ha lesinato minimamente ad insegnare quello che ha imparato in una vita da eccellente legatore. In tanti anni il mestiere non è mutato di molto, ma il mercato sì, i libri sono ancora realizzati a mano, dalla cucitura della pagine alla doratura delle copertine, ma le tempistiche si sono accelerate di parecchio.

Avete deciso di mantenere il nome Bottega Gozzi, che cos’è per voi una bottega?
Per noi il significato di Bottega non è quello di negozio, è più legato al concetto di apprendimento, l’azione genera sapere che si manifesta nella realizzazione di un oggetto d’arte: il libro.

Preservate un saper fare antico, applicandolo sia per la realizzazione di progetti come “La Biblioteca Impossibile” curata da Franco Cosimo Panini Editore in collaborazione con Treccani, sia per progetti più contemporanei come…
Cercare di riportare in auge l’arte della legatoria ad un pubblico contemporaneo, un’arte che non ha nessun motivo per rimanere un’esclusiva delle generazioni passate e che non ha nulla da invidiare alle maestranze di pregio più conosciute. Lentamente ci stiamo riuscendo, succede sempre con maggior frequenza che ragazzi della nostra età (abbiamo una media di 32 anni in Bottega) o anche più giovani portino dei libri ai quali vogliono dare una veste differente per motivi di importanza personale o collezionismo, oppure semplicemente vogliono fare un dono particolare a qualcuno.
Forse è proprio grazie alla digitalizzazione che il libro come oggetto lentamente sta acquistando una valenza diversa, il supporto deve andare di pari passo all’importanza del contenuto da parte di chi lo sfoglia.

“Quando io non sarò più dietro a questo banco, la Bottega dei Gozzi continuerà, questo è certo”.
Queste parole di Rolando Gozzi per noi sono estremamente importanti, perché ora sono diventate anche nostre e devono rispecchiarsi in tutto quello si realizza ed esce dalla porta della Bottega, non bisogna lesinare su nulla per mantenere il livello di qualità che abbiamo ereditato, ne sui materiali, ne sul tempo impiegato.

In un mercato che come principale obiettivo ha quello di proporre prodotti a basso costo, e di conseguenza a basso costo di produzione quanto posto rimane alla qualità e di conseguenza alla durata del prodotto?
È lampante che la qualità del prodotto finito è strettamente vincolato al materiale scelto e alla cura con il quale viene realizzato. Questo condiziona certamente il costo finale. I libri recenti risultano molto più deteriorati rispetto ai libri antichi, questo perché l’industrializzazione ha imposto una riduzione di tempi e costi, che continua anche oggi, ecco perché una carta di inizio 900 è in condizioni disastrose rispetto a carte del 500.

Piccola digressione, accantono per un attimo il punto centrale del discorso: la qualità del prodotto. La riduzione del prezzo dell’oggetto richiede minor tempo di produzione e minori scarti, riducendo la possibilità di errori nel prodotto.  Scelte che generano una minor occupazione delle risorse umane dato che gli esseri umani sono meno veloci delle macchine e hanno naturale propensione ad errare.
Scegliere una strategia produttiva che sostituisce la risorsa umana alle macchine, se applicata nelle migliaia di aziende presenti nel territorio Italiano non comporta anche una minor occupazione, quindi come diretta conseguenza una riduzione degli acquisti?
Questo è un campo delicato, il mercato è molto volubile e differenziato. La forza di produzione italiana secondo noi è l’artigianato, sono le piccole realtà, le Botteghe, che si parli di libri, cucina o automobili la nostra ricchezza risiede nelle maestranze e non in un tipo di produzione che sminuisce l’esperienza e il prodotto finale in favore dei grandi numeri di produzione, per quello c’è il resto del mondo.

Manca una coscienza d’acquisto?
Diciamo che manca in generale, ma solitamente chi si rivolge a noi sa a cosa sta andando incontro, è una Bottega che non si trova casualmente, bisogna quantomeno avere una minima idea di cosa sia l’arte della legatoria e di cosa comporta a livello di tempi e costi.

Idee, prossimi progetti?
Attualmente stiamo lavorando ad un progetto molto stimolante, creare diversi libri di scena destinati a Cinecittà, dobbiamo realizzarli esattamente come si faceva nel medio evo, con pelle, pergamene e punzoni. Molto istruttivo per noi.