In occasione di quello che sarebbe stato il suo 88° compleanno, è stato distribuito da Twelve Entertainment il film evento “Gualtiero Marchesi – The Great Italian”. Il film, in uscita nazionale il 21 e 22 Marzo, arriva infine a Modena con una proiezione speciale al Cinema Astra. Un racconto sull’artista, recentemente scomparso, che si snoda attraverso la sua viva voce e le testimonianze degli chef che il Maestro ha incrociato sulla sua strada: i grandi cuochi francesi, in particolare Alain Ducasse e Paul Bocus, ma anche gli chef italiani cresciuti sotto la sua ala: da Carlo Cracco a Massimo Bottura, da Davide Oldani ad Andrea Berton, senza dimenticare personaggi storici del mondo della ristorazione italiana come Giorgio Pinchiorri, Arrigo Cipriani e Carlin Petrini.

Il documentario è il risultato di un lungo progetto, con riprese e interviste che si sono susseguite nel corso di due anni. Un viaggio nella vita e nei luoghi di Marchesi, che ha partecipato attivamente al progetto.

 

 

Marchesi è diventato negli ultimi decenni un punto di riferimento per professionisti e appassionati di cucina, e lo è stato anche per Maurizio Gigola, regista del documentario, che per mesi ha seguito lo chef condividendone le passioni e le storie.

Come si crea un mito, come si diventa un simbolo? Certamente il nome Gualtiero Marchesi evoca un immaginario per milioni di persone al mondo. Ed io sono tra queste. Il suo personaggio mi ha colpito da sempre, sin quando negli anni 70 il suo nome veniva associato a costosissime ed altrettanto eteree preparazioni gastronomiche. La sua visione ha cambiato per sempre la linea dell’orizzonte della cucina Italiana distanziandola dall’essere la cucina casalinga basata sulle specialità regionali e portandola definitivamente nel grande palcoscenico dell’alta cucina internazionale.

A questo si è aggiunto l’amore per la musica ed una grande passione per l’arte, entrambi territori di inspirazione della sua giovinezza che presto sono stati portati nel suo lavoro dando vita ad un momento rivoluzionario dove è nata la prima vera visione di Grande Cucina Italiana internazionale superando i limiti e le barriere della nostra cucina regionale, ma attingendo da essa i grandi valori della nostra tradizione: La Cucina Totale del Maestro Gualtiero Marchesi.

Durante le riprese del film, il suo entusiasmo ci ha sempre anticipato nelle tappe del nostro viaggio ed ogni volta ed in ogni luogo abbiamo incontrato persone pronte a voler aggiungere il loro punto di vista, il loro pezzo di storia con affetto e tanta stima.

L’incontro con Marchesi mi ha cambiato: oggi fare la spesa per me è una esperienza intellettuale, critica ed analitica e mentre rifletto se comprare un prodotto organico o sulla provenienza di un formaggio o su come ha vissuto la mucca della bistecca che forse deciderò di mangiare, mi torna in mente Carlo Cracco quando mi dice: “È tutta colpa di Marchesi” che con la sua visione d’artista ha lanciato tutti i megatrend che costituiscono il nostro modo contemporaneo di guardare al cibo.

I film è stato girato in modo intermittente nel corso di due anni e sono molto soddisfatto ed orgoglioso del risultato e di essere riuscito a ricreare una fotografia non solo del lavoro del Maestro, ma anche di tutti quei personaggi che lo hanno accompagnato nel suo tragitto: la sua famiglia, i suoi allievi, gli amici storici e molti altri.

Questa esperienza ha creato in me un legame che rimarrà per sempre con l’emozionante storia di un uomo che ha ridefinito gli standard della cultura Gastronomica Italiana. Una nuova tradizione ha avuto inizio.

Maurizio Gigola

Giovanni Sollima, compositore fuori dal comune che, grazie all’empatia che instaura con il suo strumento, il violoncello, e con le sue emozioni e sensazioni, comunica attraverso una musica unica nel suo genere, ha composto la colonna sonora che accompagna il film. Ha avuto la fortuna di aver conosciuto Gualtiero Marchesi, ha avuto il piacere di parlare della sua stessa arte, dell’espressione antica e al tempo stesso contemporanea, di una pratica in perfetto equilibrio tra scienza e artigianato, ingegno e umanità. Tutto questo lo ha portato a scrivere tanta musica cercando in più direzioni, da Bach a Rossini.

Ho scelto di non rinunciare alla danza ma, soprattutto ho pensato nello scrivere, all’aspetto che più di ogni altro mi ha colpito: il segno essenziale, l’impronta che Gualtiero, con gesto quasi sacrale, rappresenta nel suo raccontare il mondo. Perché Gualtiero racconta il mondo.

Giovanni Sollima

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