Mulino di Gombola: una realtà di sudore e Resistenza

Tutto ebbe inizio nel 1822, anno in cui una famiglia contadina di Gombola, piccolo borgo del Comune di Polinago, iniziò a costruire un sistema di canalizzazione e chiuse per far arrivare l’acqua dalle Piane di Mocogno e Pavullo fino in paese, permettendole così di accarezzare la gigante ruota di legno che dava forza alle ruote di pietra atte a macinare i cereali della vallata: nasce così il Mulino di Gombola.

Questo gioiello storico e architettonico è uno dei pochi mulini in Italia a funzionare ancora interamente ad acqua, ma vi ho promesso una storia di sudore e Resistenza, quindi lasciamo i tecnicismi agli esperti e camminiamo lungo il sentiero che attraversa la vegetazione e giunge fino alla pietra viva di questo posto magico. Una volta arrivati nel piccolo piazzale incontrerete Diego Veratti, un energico ultra ottantenne, l’ultimo mugnaio di Gombola, quinta generazione di quella famiglia che eresse questo Monumento alla Resistenza.

Un uomo e uno strumento costantemente vicini, fin dall’infanzia.

Diego è una persona schiva ma sorridente; i solchi degli anni sul suo viso raccontano di una vita da lavoratore senza sosta e da profondo conoscitore delle Memorie, poiché lui le ha vissute e le sue storie girano sulle pale di legno, con l’acqua che le accarezza per lavare via il sangue il sudore. Diego e il Mulino vivono in simbiosi da oltre 80 anni, nati in periodi differenti ma avvolti dalla stessa natura incontaminata e da un fiume così limpido e cristallino, talmente ricco di tantissime varietà di pesci e anfibi che per la gente del paese era il “Mare di Gombola”.

Gli antenati macinavano, i nonni macinavano, i genitori macinavano e lui non si è mai tirato indietro, nemmeno quando è rimasto da solo contro l’industrializzazione più assoluta, nemmeno quando ha dovuto dar fondo al conto in banca pur di tenere in piedi il Mulino, nemmeno quando i guadagni non bastavano. Lui, il Custode delle Memorie, aveva una sola missione: continuare a dare il pane alla vallata, anche se di farina non gliene avanzava, anche se doveva farlo dopo undici ore da muratore.

Diego si è sempre sacrificato per quel Mulino e il Mulino ha sempre protetto Diego, ma non solo: durante la Seconda Guerra Mondiale i nazifascisti invasero completamente la vallata e lì dove ora c’è una ceramica all’epoca era luogo di lotte, sangue e morte. I nemici avanzavano e distruggevano tutto, sparando e bombardando, Gombola era quasi rasa al suolo ma non il Mulino: lui resisteva, dava rifugio ai Partigiani, permetteva a Diego di continuare a offrire la sua farina, diventava lo Scrigno Magico delle Memorie che ancora oggi vivono grazie a lui e al suo padrone. Entrambi ricordano molto bene i sibili delle cannonate, l’odore del sangue, la miseria più assoluta, la fame che strillava negli stomaci, ma non si sono mai arresi e se oggi possiamo parlare di Resistenza è anche merito di questa strana coppia che continua a vivere sotto il nome Veratti.

Un Custode delle Memorie e un Baluardo della Città Sommersa che continuano imperterriti a offrire le loro farine alla vallata: dall’integrale naturale alla stagionale di castagne, passando per quella dorata per la polenta.
Entrambi resistono, almeno fino a che avranno respiro, poi bisognerà sperare in un’anima forte che continui la tradizione poiché attualmente, dopo di loro, non c’è nessuno.

Andateci quando volete, Diego e il Mulino vi aspettano, per una storia o un sacchetto di polvere magica, e ricordatevi che comunque andranno le cose…

La farina non va mai male, basta saperla custodire.

Mulino di Gombola

Servizi: Vendita Diretta.
Indirizzo: Strada Provinciale 23 (SP23), 88 – Gombola (MO)
Zona: Se venite da Modena si trova sulla sinistra appena prima del ponte del paese, se arrivate dalla montagna sarà invece sulla destra appena dopo il ponte.
Apertura: Diego vive accanto al Mulino, quindi vi basterà recarvi in loco.


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