Lo scorso settembre il nostro magazine ha avuto l’immenso piacere di iniziare a collaborare con il gruppo Carcere-Città con lo specifico compito di supporto redazionale e rinnovamento grafico di Ulisse, il giornale della casa circondariale S. Anna di Modena. Questa collaborazione ci ha fatto entrare in contatto con il carcere, una realtà che nell’orizzonte comune viene spesso collocata ai margini della società, se non addirittura esclusa. Noi questa realtà l’abbiamo conosciuta, ci siamo entrati e lì abbiamo conosciuto persone, ascoltato storie, incrociato sguardi, parlato e, soprattutto, ascoltato.

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“Carceri” – Collettivo FX, 2020

Per costituzione il carcere dovrebbe essere un luogo non solo di detenzione ma riabilitativo, capace di dare gli strumenti utili alla ricostruzione emotiva e personale dei detenuti. La realtà è però molto diversa, per una serie infinita e molto complessa di motivi legati a più parti, come si può leggere dal Comunicato Stampa rilasciato dal Gruppo Carcere-Città:

I dati sono allarmanti: con una capienza regolamentare di 369 posti, al 29 febbraio 2020 erano presenti a Modena 562 detenuti e, al 6 febbraio, quattro funzionari della professionalità giuridico-pedagogica e una sola psicologa per 38 ore mensili.
A questo si sommano le responsabilità di chi crede poco nelle misure alternative al carcere per le persone che hanno i requisiti per accedervi e non ne facilita la fruizione. Ci sembra inoltre che il Ministro della Giustizia, impegnato a riaffermare astratti principi di legalità, come del resto facciamo noi tutti, non metta in campo le risorse necessarie per favorire quelle azioni rieducative che la nostra Costituzione esige e che renderebbero la vita detentiva più dignitosa.

 O ancora come riportato dal Comunicato Stampa della Camera Penale di Modena Carl’Alberto Perroux:

 È ampiamente noto come l’inizio della nuova Legislatura avesse di fatto riposto nel cassetto una ambiziosa riforma dell’ordinamento penitenziario che avrebbe inciso non solo sul fronte dei “numeri” del carcere in Italia, ma anche rispetto all’adozione di politiche punitive dotate di ben maggiore efficacia in termini rieducativi e di risocializzazione favorendo la concessione di misure alternative alla pena.

 

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“Dubitare” – Collettivo FX, 2020

Valentina Fabbri, che in prima persona ha seguito il progetto per MoCu, ha immaginato da subito la possibilità di fare del nostro magazine un megafono per tutte le parole scritte sull’Ulisse sperando che, con l’aumento della condivisione e degli strumenti a disposizione, potesse aumentare anche la consapevolezza della collettività in merito alla condizione dei detenuti. Allo stesso modo, volevamo sensibilizzare maggiormente su temi che troppo spesso sono trattati con superficialità, o ancor peggio strumentalizzati, come la diversità, il razzismo, l’immigrazione o la droga; nel nostro piccolo pensiamo di essere riusciti a farlo, anche attraverso alcuni MoCu Speaks (“Il Riscatto”e“Operation Jurassic”), realizzati anche con il supporto e la partecipazione del gruppo Carcere-Città e della Camera Penale di Modena Carl’Alberto Perroux.

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“Menefrego delle carceri” – Colletivo FX, 2020

Ecco perché, oggi, non possiamo rimanere ad assistere in silenzio a quanto sta accadendo nella nostra città. Non vogliamo entrare nel merito della rivolta, dei morti, delle cause scatenanti o delle dinamiche che si sono aperte, anche perché non spetta certamente a noi farlo. Come magazine che si pone l’obiettivo di parlare di cultura ci sentiamo però in dovere di farvi voltare per un attimo verso la zona nord di Modena, la nostra città, e farvi vedere che c’è una realtà che non ci può lasciare indifferenti e che non possiamo escludere, una realtà che deve aprirci domande e riflessioni, come singoli e come società.

Purtroppo, una società forte di pregiudizi e condizionamenti, difficilmente si sforza di riflettere sul ruolo della pena ma preferisce istintivamente carceri lontane e chiuse; lo chiede una parte abbondante della popolazione come del resto anche alcuni sindacati di polizia. Noi volontari abbiamo invece maturato nel corso degli anni la netta consapevolezza che solo l’aumento significativo del rapporto tra le persone detenute e il mondo esterno può aiutarle ad assumere responsabilità e a rialzarsi. E solo allargando l’attenzione il più possibile anche a chi non conosce la realtà carceraria è possibile andare verso un dialogo che non escluda nessuno.

Dal Comunicato Stampa del Gruppo Carcere-Città

 Non sappiamo come si evolverà la situazione, quando e se riprenderanno le attività di Ulisse e in che modalità. Noi siamo qui e non appena possibile torneremo a fare del nostro meglio per “rigettare le basi di un cammino di responsabilità, perché solo così è possibile la libertà” (Dal Comunicato Stampa del Gruppo Carcere-Città).

Il carcere è un luogo di sosta, di passaggio per chi ha sbagliato, luogo ideato per permettere di ripensare all’errore commesso: si deve allora superare la colpa per arrivare alla responsabilità. La pena deve diventare diritto e non solo punizione. Deve essere il diritto di poter avere un tempo nuovo.

Mario Tagliani,
docente all’Istituto penale per minori Ferrante Aporti di Torino 

E a chi di voi, in questo periodo di rallentamento forzato, avesse più tempo del solito, consigliamo su MoCu la lettura dei numeri di Ulisse ai quali abbiamo avuto il piacere di contribuire attivamente. Su Buona Condotta, invece, potete trovare anche tutti i numeri che hanno preceduto questa bella collaborazione.

Leggere e approfondire argomenti che ci sono fisicamente lontani, oltre ad arricchirci personalmente, è l’unico modo che abbiamo per rendere virali pensieri basati sull’informazione e non solo sull’immaginario ed è anche l’unico modo per sensibilizzare la società rispetto a temi che riguardano tutti e che se tutti hanno ripercussioni.