Senza fronzoli, il neonato collettivo Moleste si introduce così a chiunque capiti sulla sua piattaforma web:

Siamo fumettistƏ, sceneggiatrici, disegnatrici, coloriste, letteriste, soggettiste, giornaliste, traduttrici, ghost writer. Lavoriamo o vorremmo lavorare nel mondo del fumetto. Siamo persone con obiettivi e ambizioni, vogliamo che il nostro impegno e quello delle nostre colleghe siano riconosciuti. O vogliamo imparare in un ambiente che ci rispetti come potenziali professioniste.

Con voce irriverente ma decisa urla alla lotta per la parità di genere nell’ambito del fumetto, identificandosi come punto di ascolto, sfogo e riflessione.

Il manifesto trae le proprie origini oltreoceano, durante l’estate appena trascorsa, in seguito agli accadimenti e alle denunce espresse all’interno dell’ambiente del fumetto americano, riversatisi anche in Italia ma senza destare grande scalpore e attenzione. Su Twitter le accuse a Warren Ellis e Charles Brownstein e le reazioni di Mike Mignola e tante altre hanno fatto tremare i social nonostante un generale silenzio a livello ufficiale.

Da qui sono nate domande su cosa fosse possibile fare per instillare un senso di curiosità e informazione nello stesso ambito anche sul territorio italiano, dove le fondatrici e sostenitrici del movimento svolgono la loro professione. È necessaria informazione prima di tutto, sia per svegliare chi tenta di rimanere cieco o sordo di fronte ad atti di abuso e discriminazione, sia per dare voce a chi, purtroppo, questi atti li subisce o ne è stato testimone, talvolta senza piena consapevolezza a causa della natura subdola degli stessi e delle modalità con cui si verificano.

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Nasce così la necessità di riunirsi nell’intento comune di creare un portale di mutuo ascolto in cui le vittime di abusi possano riportare e condividere le proprie testimonianze, in forma anonima, al fine di proteggere la propria persona e la propria privacy da eventuali ritorsioni sia in campo privato che professionale. Ragazze e donne che da ogni parte d’Italia hanno deciso di incontrarsi senza mai essersi viste prima ma sulla base di un interesse fortemente condiviso e che, ora, necessita di essere difeso, dichiarato e divulgato.

Siamo persone con obiettivi e ambizioni, vogliamo che il nostro impegno e quello delle nostre colleghe siano riconosciuti.

Oltre a raccogliere testimonianze degli abusati, il collettivo si offre di indirizzare loro, o gli stessi abusanti, verso centri antiviolenza. Senza discriminazione di alcun tipo, il portale è aperto sia a uomini che a donne, nonostante, fino ad ora, sia stata registrata un’affluenza solamente delle seconde.

Il Manifesto

Ciò su cui il Manifesto pone un forte accento sono lo squilibro e l’abuso di potere in ambito professionale ai danni degli aspiranti candidati durante un colloquio di lavoro o nello svolgimento della professione stessa, tra promesse in cambio di prestazioni sessuali e avances velate ma in grado di colpire profondamente la vittima.

Non siamo “belle”, “tesoro”, “amore”. Siamo professioniste e come tali vogliamo essere considerate.

Questi sono solo alcuni esempi che hanno luogo non raramente nel fumetto italiano ma anche internazionale, trovando terreno fertile anche all’interno delle scuole del fumetto stesso dove l’istituto dovrebbe controllare maggiormente i comportamenti dei propri insegnanti. Dall’editore ai colleghi, ai capi, la sottomissione silenziosa agli abusi è umiliante e abusante essa stessa.

Non siamo neanche “bruttine”, “frigide”, non ci dobbiamo “rilassare”. Siamo colleghe.

Si abusa di una condizione di apparente subordinazione che avviene prettamente a livello lavorativo in cui chi “decide” pensa di potersi permettere più di quello che potrebbe al di fuori dello stesso contesto.
“Non siamo obbligate ad accettare un invito a cena per parlare del nostro lavoro.  Non siamo tenute ad andare a casa di nessuno per mostrare il nostro portfolio”

Moleste si batte perché eventi del genere non accadano più, per preservare la professione e la persona che si accinge nell’impresa di realizzarsi e realizzare i propri sogni che non possono essere barattati con un triste complimento fuori luogo e non richiesto.

Un supporto internazionale

Il Collettivo trova supporto soprattutto a livello internazionale grazie a partners come Collectif des créatrices de bande déssineé  contre le sexisme, So Many of Us e Autoras de comic, sottolineando come la volontà non sia quella di rappresentare un movimento lapidatore, ma al contrario, quella di ascoltare e intervenire per arrivare al cuore del problema.

Grazie all’utilizzo dei social, in particolare Facebook e, in ordine di importanza, Instagram e Twitter, sta riuscendo nell’intento di farsi conoscere, non nascondendo l’idea di implementare future iniziative quali la presenza all’interno delle scuole, per informare e far comprendere il significato, prima di tutto etimologico, delle parole “violenza” e “abuso”.

Insomma, il Collettivo Moleste, lungi da avere un atteggiamento molesto, si propone con un approccio umano e vicino a tutti coloro realmente interessati al progetto o bisognosi di semplice ascolto.

Perché nessuna di noi sia più sola.
Perché insieme possiamo davvero cambiare le cose
.

Per dare la possibilità al mondo del fumetto di esprimere le potenzialità che detiene e accaparrarsi il posto che merita.

Non siamo solo “molestate”.
Siamo più di questo.
Queste siamo noi, siamo MOLESTE.

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