La scena è buia. Solo un faro che illumina una figura mascherata sul palcoscenico. Un airone. Inizia così Her-On, il solo di Giulia Spattini, che abbiamo incontrato in questa intervista, realizzato assieme a Alessandro Pallecchi e Francesco Mazzola e andato in scena lo scorso 26 gennaio al Drama Teatro.

Fotografia di Elisa Magnoni

Uno spettacolo fisico che ti smuove interiormente. Che ti prende alla pancia, ingarbugliandoti pensieri e sentimenti. Fin dai primi passi di danza.

La protagonista, una ragazza che non è più bambina ma non è ancora donna, si interroga su chi è e conseguentemente su chi sarà. Sul suo futuro, sul suo divenire. Nel corso dello spettacolo la vediamo mutare partendo dagli abiti che indossa, poi nelle movenze e nelle parole. Siamo spettatori del suo cammino di crescita, di cambiamento.

Si susseguono ed alternano scene di danza a video proiettati sul fondale. Le due dimensioni dialogano tra di loro, interagiscono, generano un “nuovo” linguaggio.

Possiamo scandire tre diversi momenti dello spettacolo, riconducibili ai tre momenti pilastro della vita: infanzia, adolescenza ed età adulta, caratterizzati da performance coreografiche, musiche incalzanti e cambi d’abito in scena. Sì, avviene tutto in scena. Giulia non scende mai dal palcoscenico perché, come nella vita, non ti puoi mettere in pausa ma devi continuare ad andare avanti. Invece, la figura dell’airone, che rappresenta il cambiamento, la incontriamo in scena solo all’inizio, prima ancora che lo spettacolo cominci, ma poi risulta essere la protagonista silenziosa dei filmati.

Uno spettacolo da vivere, che ti ammutolisce la parola. Ti fa entrare nella vita della protagonista che si mette a nudo per lo spettatore, anche tramite la proiezione di filmini vintage di vacanze di famiglia. Suoi appunto.

Fotografia di Elisa Magnoni

Non bisogna arrendersi al cambiamento o, anzi, rischiare di addormentarcisi in mezzo.

Perché come recita Giulia al microfono, verso la fine, con un marcatissimo accento emiliano: “Quando la pelle di prima diventa stretta, è così che si fa: la si lascia indietro”

Fotografia di Elisa Magnoni

 


 

Questa produzione, realizzata da tre giovani artisti, sta riscuotendo notevole apprezzamento non solo da parte del pubblico ma anche della critica. Lo scorso luglio è stata premiata con il Premio della Critica e con il Premio PnP Spettatori Mobili durante il Festival Direction Under 30, uno spazio in cui potersi confrontare quotidianamente su più tavoli di discussione. La peculiarità del Festival è che è stato costruito con una direzione partecipata: la giuria critica, la giuria popolare e quella che ha selezionato i sei progetti non è formata solo da addetti ai lavori del settore ma anche da giovani Under 30, tra spettatori, attori e appassionati.

Il bando legato al Festival Direction Under 30 è molto ben organizzato, è un bando importante e con premi reali. Il primo premio consiste in €4.000 da devolvere alla produzione, mentre il secondo premio è una replica con cachet al Festival Aperto di Reggio Emilia ed infine il terzo premio (che corrisponde al Premio pnp) è un’altra replica retribuita all’interno della Stagione PNP del Teatro Magro di Mantova. Forse il premio fine a se stesso non è sufficiente e quello di cui si ha bisogno sono sostegni economici, spazi, visibilità e aiuto durante la realizzazione, essere sostenuti. Ultimamente poi molto bandi presenti sul mercato stanno subendo processi di connessione: ad esempio è nato Risonanze che al suo interno vede la presenza di Direction Under 30, Dominio Pubblico e altri bandi, nell’ottica di dare a chi vince la possibilità di avere un percorso più completo di residenze e per poter realizzare un progetto più continuativo. Questo permette alla compagnia vincitrice di realizzare un percorso di produzione più compiuto nell’ottica di realizzare un lavoro migliore.

Ma è proprio grazie a bandi come quello legato al Festival Direction Under 30, fondamentali per le compagnie teatrali o di danzatori per sopravvivere oggigiorno, che possiamo vedere spettacoli del genere. I bandi purtroppo, non solo sono fondamentali, ma sono anche diventati la regola per i gruppi giovani, attori o creatori, che spesso non hanno sostegno dal ministero, da fondazioni teatrali più ampie o teatri stabili. Sono diventati il modo per poter vedere sostenuto il proprio lavoro, anche attraverso residenze, premi e fondi, ed è quindi necessario e fondamentale imparare a compilarli, cercare di capire quali sono quelli adatti al proprio lavoro e le modalità di presentazione. Ed è una lotta. Perché i bandi sul mercato sono tanti ma le realtà che ne necessitano sono ancora di più.

Fotografia di Elisa Magnoni

HER-ON

regia, ideazione Giulia Spattini
coreografie e suono Alessandro Pallecchi
video e luci Francesco Mazzola