Teatro è guardare vedendo.

Giorgio Albertazzi

Guardare oggi i ragazzi che compongono la compagnia “Il Teatro dell’Auriga” e poi pensare a ieri. Perché ieri i loro sguardi hanno i colori tenui di foto rubate ad un Liceo. Hanno il peso di uno zaino colmo di libri. Hanno il suono delle risate e i battiti dell’attesa di una versione di latino. Perché nascono così e proprio lì: sui banchi di scuola. Una scuola che sa dare ai suoi studenti anche la radice del sogno, il desiderio di crescere, esprimersi, amare e guardare lontano. Una scuola che educa alla bellezza, perché il Teatro ha bisogno di una “sua educazione”, perché il teatro è bellezza. Meraviglia e stupore, trasmettere emozioni.

Guidati da Dario Turrini, attuale regista della compagnia, e Roberto Garagnani, i ragazzi hanno scoperto quanto fosse straordinario dare voce ai testi, al sentire, ai pensieri. Condividerlo con un pubblico. E farlo insieme.

La felicità è reale solo se condivisa.
Happiness is only real when shared.

Chris McCandless

I loro nomi sono Francesco Ubertosi, Francesca Bizzini, Dario Turrini, Lorenzo Costantini, Marianna Galli, Davide Uccellari, Valentina Secchi e Carlotta Acerbi. Appartengono tutti a quel luogo conosciuto come “Terre di Castelli”, colline e calanchi che racchiudono borghi e filari, ma in comune ne hanno un altro: il “Teatro dell’Auriga”. Vorrei provare a dar voce a loro per raccontare di questa che si può definire, senza dubbio, famiglia.

Chi siete?
Francesco Ubertosi: Il Teatro dell’Auriga è nato come compagnia composta da due attrici e quattro attori. Francesa Bizzini, di Vignola, laureata in lingue, è nota per la sua attitudine all’ansia; nonostante durante le prove sia spesso in una realtà parallela, agli spettacoli le sue performance sono le più sorprendenti.
C’è poi Francesco Ubertosi, di Vignola, astrofisico wannabe che cerca le stelle anche nelle persone. La sua principale occupazione durante le prove degli Aurighi è rispondere alle curiosità scientifiche di Dario Turrini, di Sasso Marconi. Oltre a recitare, Dario è anche il regista della nostra compagnia, tante volte abbiamo fatto tesoro della sua cultura in ambito teatrale, che ci permette di provare a rinnovarci ad ogni spettacolo.
Poi Lorenzo Costantini, di Castelvetro. Nella vita è un businessman con un’idea in testa, si occupa di finanza ed è l’elemento comico della compagnia. Il suo entusiasmo a volte va frenato, e per questo c’è Marianna Galli, cittadina maranese, semiologa per amore e pubblicitaria in erba per scelta, appassionata di parole e storie; grazie alla sua esperienza guida l’organizzazione dei nostri eventi.
Davide Uccellari, di Rocca Malatina, laureato in filosofia, fa del canto e della recitazione le espressioni migliori di se stesso; a lui spetta dirimere i dubbi ontologici del nostro regista.
Nel 2018 la compagnia si è arricchita di due nuove attrici: Valentina Secchi, di Guiglia, che fin dall’inizio ha descritto la nostra attività come un’esperienza appagante, soprattutto quando era l’unica a sapere le battute a memoria; studiando medicina, il suo principale compito è tranquillizzare le turbe ipocondriache del gruppo. Last but not least, c’è anche Carlotta Acerbi di Spilamberto: la sua vita è costellata di attività culturali, volte a promuovere il territorio e le iniziative di chi ne fa parte.

Molti anni fa banchi di scuola. Ora prove e copioni. Come avete reso concreto e solido questo cammino?
Francesca Bizzini: La premessa è che tutti noi della compagnia siamo accomunati da due grandi passioni, ovvero il teatro e Dario Turrini. A parte gli scherzi, abbiamo partecipato tutti ai laboratori ai tempi delle scuole superiori tenuti appunto da Dario e da un altro regista bolognese, Roberto Garagnani. Proprio qui a scuola, dunque, ci siamo innamorati del teatro, di questo modo di esprimersi, ma solo una volta usciti abbiamo deciso di continuare insieme. Durante il saggio di uno degli anni successivi ai nostri, ci siamo offerti per aiutare Dario dietro le quinte dove, ci fa piacere ribadirlo, c’è sempre bisogno! Era maggio 2016 e, davanti ad una birra a  spettacolo finito, il nostro regista ci ha proposto di continuare con un nuovo progetto.
Da allora abbiamo cominciato a vederci tutte le settimane. I primi periodi sono stati di pura scuola; nello specifico Dario ci ha sottoposto uno dietro l’altro diversi testi di Shakespeare e abbiamo lavorato proprio su questi, sia dal punto di vista attoriale che scenico. Visto che il lavoro procedeva con entusiasmo da parte di tutti, abbiamo deciso di portare in scena il nostro primo spettacolo, Molto Shakespeare per nulla, una lezione spettacolo sul celebre Bardo inglese, inserita fra gli eventi collaterali del PoesiaFestival – probabilmente la rassegna culturale più importante dell’Unione Terre di Castelli. L’occasione di debuttare in questo festival così partecipato e sentito dalla comunità è stato per noi un grande onore, unito al fatto che ci trovavamo al Teatro Comunale di Marano sul Panaro, fin dall’inizio la nostra casa, il nostro porto sicuro. Per spendere qualche parola in più su questo primo spettacolo, possiamo dire che si strutturava in una serie di scene e monologhi, sia tragiche sia comiche, il cui collante era costituito da interventi del nostro regista intorno al teatro elisabettiano in generale, e quindi intorno alla drammaturgia shakespeariana. Purtroppo (o per fortuna) per il nostro pubblico, fin dall’inizio abbiamo cercato di rendere i nostri spettacoli il più interattivi possibile. Ricordiamo che le prove furono tantissime, c’era molta agitazione ma anche tanta voglia di mettersi in gioco. Il riscontro della sala, quella sera, fu più che soddisfacente, tant’è che abbiamo replicato lo spettacolo almeno altre due o tre volte (cominciamo a perdere il conto ormai!).

Vi abbiamo visto su un palco, fra radure in piena notte o in anfiteatri naturali illuminati dalle torce. Quali sono i vostri progetti futuri?
Francesca Bizzini:
 I nostri progetti passati comprendono spettacoli dai format un po’ particolari. Dopo l’esordio teatrale, il nostro secondo spettacolo ha avuto luogo nella cornice magica del Mercurdo a Castelvetro, basato su una parte del Sogno di una notte di mezz’estate. Abbiamo continuato per un po’ a navigare l’onda di Shakespeare. L’abbiamo portato in scena a mezzanotte in una radura completamente al buio, illuminati solo dalle torce del pubblico (precedentemente allertato) che noi circondavamo a 360°. È stata fantastica come esperienza; è indescrivibile poter recitare così a contatto con le persone, letteralmente in mezzo a loro. Questo evento in particolare ha dato il via a una serie di spettacoli estivi che abbiamo continuato a fare, riproponendo lo stesso testo in altre occasioni, ma anche debuttando nuovi testi comici nei luoghi più insoliti, come per esempio i boschi dell’Appennino modenese, o il Monte Tre Croci. Quest’ultimo è un luogo veramente suggestivo al confine fra i comuni di Castelvetro e Marano sul Panaro; qui abbiamo inscenato, al tramonto, una serie di giullarate itineranti tratte da Dario Fo.
Per quanto riguarda il futuro dell’Auriga abbiamo debuttato, proprio da una settimana, in un testo nuovo per noi, dal titolo Camere da letto.
L’autore è Alan Ayckbourn, un drammaturgo inglese vivente, il testo risale al ’75, dall’umorismo molto particolare, costituito da nonsense, ilarità ma anche momenti di un’intensità sconvolgente. Finalmente dunque torniamo ai fari del teatro e abbandoniamo, ma non per sempre, le piazze e i palchi naturali. Lo sforzo nell’affrontare questo testo è stato piuttosto alto, considerando che si tratta di un tipo di teatro nuovo per noi; abbiamo cercato di adattarlo al nostro mondo, pur nel rispetto pressoché assoluto dell’originale. D’altronde, come diceva Virginia Woolf, la cosa più difficile da tradurre, passando da una lingua ad un’altra, è proprio l’ironia. Dopo questa rinnovata stagione invernale, torneremo ad abbracciare anche la nostra dimensione estiva. Ma non possiamo ancora rivelare nulla! Quello che possiamo dire è che vogliamo crescere sempre di più, lavorare, migliorare, diventare ancora più affiatati fra di noi, affrontare sfide nuove, ma senza perdere lo spirito iniziale che è quello di divertirci e quindi di divertire e, perché no, provare a trasmettere almeno un po’ il nostro amore per il teatro.

I vostri spettacoli fanno ridere moltissimo.Scriveva Dario Fo “Ancora non si è capito che soltanto nel divertimento, nella passione e nel ridere si ottiene una vera crescita culturale”.  Come nascono i testi che portate in scena?
Dario Turrini:
 Nelle maniere più diverse, non credo si possa identificare un’unica modalità. A volte qualcuno propone un’idea di genere o di stile e se questa raccoglie il consenso degli altri allora ci si lavora, scegliendo e adattando il testo più giusto per l’occasione, il contesto, il numero e il genere dei personaggi, per le possibili valenze comiche. Oppure la scelta è veramente collegiale: si può dire che alcuni di noi propongono testi che amano particolarmente, se ne discute, spesso accanitamente, e poi il testo che trova i maggiori consensi è il prescelto. È il caso dello spettacolo che ha debuttato a Marano il 14 febbraio, “Camere da Letto”: abbiamo sempre cercato di proporre spettacoli che fossero divertenti, anche se riteniamo avessero sempre, tutti, da Shakespeare alla Commedia dell’Arte, anche una valenza culturale. Per il futuro non è detto che non faremo anche scelte più drammatiche.

Il teatro oggi viene a volte considerato adatto ad un pubblico elitario, di cultura e di gusto mediamente superiore. La concorrenza con altre forme di spettacolo assai più popolari e diffuse, quali il cinema e la televisione, ha ristretto il suo pubblico. Cosa ne pensate voi del teatro oggi?
Dario Turrini: Crediamo che sia un momento difficile. Certo, della “crisi” del teatro se ne parla da quasi mezzo secolo eppure il teatro è ancora lì. Certo, i meccanismi distributivi sono esclusivi e assolutamente inaccessibili a chi non ne fa già parte. Certo, si deve lottare non solo contro il cinema (il vecchio nemico, ormai morente), la televisione (presidio degli anziani), ma ora anche contro internet, lo streaming,  le piattaforme web e i social. Certo, questo significa però che adesso teatro lo fanno, a parte i super privilegiati professionisti, solo quei gruppi che ci credono veramente, che lo fanno contro tutto, e spesso contro tutti, che soprattutto cercano un reale e concreto contatto con un pubblico che pensiamo stanco delle incomprensibili avanguardie, ma altrettanto stufo delle proposte più becere. Insomma gruppi come noi.


Buona fortuna quindi a tutti gli “Aurighi”, piccoli semi di sogni e bellezza. Perché la piccola provincia anche questa volta non ci delude, la piccola provincia che sa custodire le sue persone e che coltiva chi nel futuro cerca di intravedere un’opportunità. Un’alternativa. Crescere insieme e dare forma al tempo. E a noi.

Quanto è magico entrare in un teatro e vedere spegnersi le luci. Non so perché. C’è un silenzio profondo, ed ecco che il sipario inizia ad aprirsi. Forse è rosso. Ed entri in un altro mondo.

David Lynch

Venerdì 14 febbraio 2020 – Camere da Letto in scena al Teatro Comunale di Marano sul Panaro

Due minuti prima che il sipario si aprisse, dando una sbirciatina da dietro le quinte, ci siamo resi conto che il teatro sarebbe stato pieno. Pochi metri ci separavano dal nostro magnifico pubblico, e pochi attimi dall’inizio dello spettacolo. In quei secondi tutti i pomeriggi di prove, tutte le battute ripetute, tutta la ricerca degli oggetti di scena, tutta la tensione accumulata nell’attesa di questa serata era svanita. Solo un pensiero era rimasto: condividere qualcosa di speciale con chi la sera di San Valentino è venuto all’appuntamento con noi a teatro. Il nostro più grande ringraziamento va quindi a voi, che avete deciso di accomodarvi nelle nostre Camere da Letto, che avete riso, ci avete ascoltati e applauditi e che avete reso questa serata indimenticabile.