Questo articolo nasce dalla collaborazione tra MoCu magazine e Lo Strillone Universitario, magazine rivolto agli universitari e scritto dagli studenti stessi che mira alla promozione della cultura scientifica e umanistica attraverso la creatività dei redattori e dei collaboratori; si costituisce come progetto per diffondere cultura e conoscenze condivise, oltre che come strumento di aggregazione. Sul cartaceo de Lo Strillone Universitario, impaginato grazie a Elia Mazzotti Gentili della nostra redazione, troverete pagine curate da MoCu magazine mentre sul nostro sito troverete articoli realizzati degli studenti come, ad esempio, quello che state per leggere, scritto da Elisa Cavini, dedicato alla mostra Leggere del fotografo statunitense Steve McCurry, alle Gallerie Estensi di Modena fino al 6 gennaio.


lèggere v. tr. : Scorrere con gli occhi sopra un testo scritto o stampato per riconoscere i segni grafici corrispondenti a determinati suoni, e formare così, mentalmente o pronunciandole, le parole e le frasi che compongono il testo stesso.

Mandalay, Birmania, 2013 © Steve McCurry

La cosa che colpisce subito è la tavolozza di colori che si trova nelle fotografie di Steve McCurry: colori che rimandano alle spezie, alla curcuma, alla cannella, allo zenzero. Cromie che paiono stridere con le scene raccontate, scene spesso di guerre e momenti drammatici vissuti dai protagonisti delle istantanee. In questa mostra il fotografo indaga uno dei gesti più comuni ed antichi della storia dell’umanità: leggere. Il soggetto varia costantemente, possono essere ritratti di gruppo o momenti quasi intimi e di raccoglimento, ma tutto ruota intorno ai libri. Infatti, come ci fa notare Gianni Riotta nel suo libro-intervista “Il mondo di Steve McCurry”: siamo noi quelli che abitano le fotografie di Steve, siamo noi che osserviamo l’avanzata di un convoglio russo, che giochiamo in strada, noi siamo la ragazza afghana che guarda l’obiettivo con dignità e incertezza.

Varanasi, Uttar Pradesh, India, 1984 © Steve McCurry

Lungo il percorso proposto dalla mostra si leggono anche brevi citazioni di scrittori e letterati che fanno da cornice a foto che potrebbero già parlare da sé tanto sono forti, e a volte dolci, le immagini. Se la foto-manifesto “ragazza afghana”, denominata anche “Monnalisa moderna” è portavoce delle guerre Afghane, ogni immagine a sue volta è ambasciatrice di altre battaglie silenziose, tutte legate tra loro da un invisibile fil-rouge. Steve tenta, attraverso le immagini, di salvare culture che paiono disgregarsi davanti a lui e agli occhi dello spettatore ma allo stesso tempo sogna di ricongiungere l’uomo alla natura in una speranza quasi onirica. Le immagini ad un primo sguardo paiono stridere tra di loro, quasi un’antinomia impossibile tra tradizione e modernità. Il momento prima osservi una signora thailandese in costume tradizionale raccolta nell’intimo atto della lettura e circondata da un arredamento visibilmente moderno e l’attimo dopo trovi un ragazzo serbo vestito all’occidentale che legge un quotidiano sullo sfondo di un’esplosione avvenuta pochi secondi prima. Le fotografie esposte alla Galleria Estense di Modena spaziano tra scene quotidiane e malinconiche come ragazzi e bambini intenti ad aiutarsi a vicenda a leggere un libro ed estratti di guerra, momenti di tensione e momenti di perdita.

Omo Valley, Etiopia, 2013 © Steve McCurry

I contrasti sono tanti, i libri ancora di più. È come se attraverso questa raccolta di 70 scatti compiuti in 40 anni di carriera, Steve McCurry volesse sottintendere che l’unico vero asilo politico che l’uomo possa trovare è la lettura. Non per forza romanzi e testi sacri ma anche riviste, quotidiani o libri scolastici; tutto ciò che possa aiutare a far evadere il soggetto ritratto dalla sua quotidianità.

Talvolta penso che il paradiso sia leggere continuamente, senza fine.

Virginia Woolf