Ogni luogo nasce sulle fondamenta di ciò che era. Le basi sono sempre la cenere da cui rinascere; e farlo con le pagine dei libri trattiene in sé quel risvolto fortemente magico che della lettura è intrinseco.

Il nostro viaggio tra le parole di librai e librerie ci porta questa volta nel carpigiano, a La Fenice, il cui volo stringe ogni lettore nell’abbraccio più caloroso.

Abbiamo incontrato Adele Pronti e Giuliano Merighi, che insieme a Giorgio Coccapani di questo luogo sono i proprietari.

 

Iniziamo dalla storia di questa libreria: com’è nata, quando e qual è stata l’idea matrice?

Giuliano: La libreria è nata dal rilevamento della licenza di un’altra: allora funzionava così. Come libreria La Fenice è nata nel 1990. Io ho fatto parte della gestione per parecchi anni e nell’inverno del 1993 sono subentrato come titolare.

Piano piano siamo cresciuti, affermandoci e cambiando locazione almeno una volta. La nostra filosofia è sempre stata quella di essere una libreria di varia che significa saper fare un po’ di tutto, avere volumi per tutte le esigenze. Questo corrisponde a una scelta ma anche a una condizione in quanto in una città non molto grande come Carpi non è mai potuto essere diversamente e ciò risiede nel rispondere alle diverse esigenze espresse dalla clientela e ai loro bisogni e alle necessità dal campo scolastico a quello universitario.

Lo sforzo permanente è sempre stato quello di essere una libreria basata su un sano equilibrio tra le novità del commercio e la tradizione a cui rimane fedele, al di là delle diverse spinte e cambiamenti del mercato. Questo ha a che fare profondamente con l’idea di cosa sia il libro e quale possa esserne l’uso, senza poter prescindere dai classici. La nostra è stata una scelta lungimirante perché non si può vivere soltanto delle novità del momento ma anche e soprattutto di una gestione che vuole costruire il lettore; e un lettore, per essere e diventare tale, ha bisogno di poter scegliere e leggere proposte diverse.

La scelta del nome della libreria è stata ereditata, penso, come segno di rinascita, appunto, dalla libreria Rinascita nata nel 1973 e ceduta nel 1989, per conferire l’idea che qualcosa di nuovo stava partendo da una storia precedente, più antica.

 

Quali sono i vostri principali clienti?

Adele: La clientela è assolutamente variegata, dal nonno al nipote. Non c’è un target prevalente rispetto a un altro in quanto la libreria è fornita di testi per bambini e ragazzi, passando dalla narrativa, fino alla saggistica. Si cerca di avere una proposta a 360 gradi.

Non siamo caratterizzati da un settore o un pubblico più evidente di altri. La nostra è comunque una clientela un po’ più matura perché rispetto ad altre librerie che danno molto spazio anche al settore dell’oggettistica e dei gadgets più commerciali, noi non lo facciamo e preferiamo rimanere vicini a una linea strettamente legata al libro. Ci identifichiamo come libreria nel senso più etimologico del termine.

 

La maggior parte della clientela è carpigiana o viene anche da fuori?

Adele: I clienti vengono anche da quei paesi del circondario che non hanno una loro libreria e quindi hanno una scelta più limitata, come Rovereto e Novi che, per estensione geografica, hanno una proposta commerciale circoscritta e inferiore rispetto a Carpi.

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Quali sono, invece, i generi e gli autori più cercati e richiesti dai lettori che frequentano La Fenice?

Adele: Io credo si stia rinnovando un certo interesse nei confronti della lettura e notiamo che inizia a esserci anche un discreto passaparola tra le persone rispetto ai libri che sono piaciuti. Una forma di pubblicità per i libri.

L’anno scorso, oltre a Camilleri con Riccardino, il caso editoriale è stato quello di Cambiare l’acqua ai fiori di Valérie Perrin, ancora adesso tra i primi nelle classifiche. Il passaparola, anche tramite le riviste, è una forma che funziona. Spesso i clienti vengono qui con il pezzo di rivista di riferimento.

Ci sono sempre autori italiani come Carofiglio ma poniamo un occhio attento alla saggistica, anche tenendo conto del momento, come nel caso delle elezioni statunitensi di cui grande rappresentante a livello letterario ed editoriale è stato Francesco Costa con Una storia americana.

 

Avete registrato cambiamenti nella richiesta rispetto al periodo precedente la pandemia?

Adele: Non abbiamo rilevato grandi differenze in merito a generi e autori. A dispetto di tutto, siamo state tra le categorie più privilegiate rispetto ad altre.

Al termine del primo lockdown siamo stati i primi a riaprire insieme ad altri settori e anche dopo, nonostante la zona rossa. Questo a testimoniare che il nostro sia un settore che si identifica come eccezione. Una bella rivalsa per il mondo del libro e della letteratura.

 

Quali sono state le iniziative che avete preso in merito?

Adele: La consegna a domicilio per chi nel comune di Carpi ne avesse bisogno.

In libreria abbiamo sempre fatto incontri e promozione della lettura e abbiamo cercato di declinare l’attività anche online. Tra queste, in collaborazione con il Cuamm – Medici con l’Africa, abbiamo parlato di un libro con un medico di questa associazione collocato in Uganda e Tanzania. Abbiamo fatto anche altre presentazioni sempre online, anche se ovviamente con una frequenza minore rispetto a quelle in presenza in libreria.

Mettendo da parte l’eccezionalità di questo periodo, stagionalmente collaboriamo con la Biblioteca Loria di Carpi con la quale curiamo delle proposte di lettura tramite presentazioni accurate.

Sempre con la biblioteca e insieme anche alla Libreria Mondadori prendiamo parte alla Festa del Racconto che ha luogo a maggio e in occasione del Festivalfilosofia a settembre. Occasioni importanti in cui vale la pena avere un buon rapporto di collaborazione.

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Per quanto riguarda la situazione delle scuole invece? Avete risentito dell’applicazione della DAD?

Adele: Negli anni scorsi c’erano scuole che facevano gare di lettura e di riflesso promuovevano dei libri. Ora gli insegnanti si trovano in difficoltà e cercano di attenersi soltanto a ciò che riguarda strettamente il programma didattico scolastico da svolgere. Un minimo l’effetto di questo periodo si è ovviamente sentito.

 

Qual è il ruolo della libreria nella comunità in cui operate e qual è stato quello del libro in questo momento particolare?

Adele: Credo che il libro, per come l’ho vissuto personalmente e per come, spero, l’abbiano vissuto anche gli altri, sia stato una sorta di tappeto volante. Ci ha aiutato a evadere da tutti questi vincoli sia mentali che fisici.

Io mi auguro e credo che il libro abbia avuto proprio una funzione di evasione, permettendo di sperimentare una certa libertà mentale e abbia, al contempo, fatto uscire non soltanto emozioni negative ma anche immesso e fatto entrare energie positive. Quasi una funzione terapeutica nel vivere questo tempo non facile.

La libreria credo sia per una comunità, sempre, un importante luogo d’incontro, di scambio e di condivisione di idee. È un luogo caldo e accogliente ed è questo che vogliamo trasmettere.