Livello 2

Continuano gli appuntamenti con le passate edizioni di Trasparenze Festival raccontate attraverso il romanzo “Le città invisibili” di Italo Calvino. Vi ricordiamo che potrete leggere gli elementi che compongono ogni racconto in due modi: scegliendo di seguire la linea temporale delle edizioni, oppure, al termine della pubblicazione di tutti e cinque i livelli, potrete leggere solo gli elementi relativi ad una edizione, ritrovandola in tutti i racconti pubblicati.

Istruzioni e Livello 1   ●   Livello 2   ●   Livello 3   ●   Livello 4   ●   Livello 5

In una Modena quasi deserta, Marco Polo incontra Stefano , direttore artistico del Teatro dei Venti, e ascolta il suo racconto su ciò che è andato in scena fino a quel momento.

Offro a quest’uomo una tazza della mia tisana preferita, zenzero e limone. Ma lui non accetta, ha fretta di raccontare. Osservo la mia mano, tesa verso di lui: sembra una preghiera inascoltata. Intorno a noi è scesa la notte. Modena sembra ancora più deserta senza la luce del suo sole. Gli chiedo il suo nome. “Stefano”, mi risponde. E mi racconta di quando il Mondo era popolato e di essere stato il Direttore Artistico del Teatro dei Venti. Gli dico di fermarsi, che non è questa la storia che voglio ascoltare. Il tempo corre troppo velocemente e sono tanti ancora i luoghi che dobbiamo attraversare. Stefano sorride soddisfatto e mi fa un cenno con la mano per proseguire.

Marco Polo

 

Edizione 2018 – Le città e la memoria

Durante le traversate in mare si è costretti a rimanere seduti ed immobili perché le imbarcazioni sono stracariche e l’equilibrio è precario. Oltre alla morte in mare, si va incontro all’asfissia e alle percosse degli scafisti. Considerando il metroquadro come unità di misura base, nel quadrato potranno trovare spazio 8,3 persone”.

Nell’aftermovie dell’edizione 2018 di Trasparenze Festival, mi hanno colpito queste parole. Le immagini erano quelle di persone che via via si “affollavano” all’interno di un quadrato disegnato sul palco, come preziosa testimonianza e rappresentazione di quello che succede ai profughi in mare. Stefano, vuoi raccontarmi anche questa storia?

M² era una performance della compagnia Dynamis, progetto selezionato dalla Konsulta attraverso la call “Spazi Urbani”. Si interrogava pragmaticamente sull’unità di misura da cui prende il nome, il metro quadro, svelando tutte le possibili sfumature che può assumere quotidianamente, al limite tra umano e disumano, in contesti diversi. Non era uno spettacolo che affrontava didascalicamente il tema dei viaggi dei migranti, ma conduceva il pubblico a fare una riflessione e un’esperienza. Dieci spettatori facevano parte integrante della performance, in un gioco collaborativo tra sconosciuti. Il lavoro era stato selezionato per la sua capacità di adattarsi agli spazi non convenzionali e per il modo intelligente in cui coinvolgeva gli spettatori.

 

Edizione 2016 – Le città e i morti

L’immagine simbolo di questa edizione è una balena con al suo interno un uomo: una balena in gestazione. La gestazione è il contrario della morte ma anch’essa possiede la caratteristica del silenzio e dell’attesa. Mi piacerebbe che tu mi raccontassi di questa balena e quale tra i luoghi che hai vissuto nell’edizione 2016 di Trasparenze Festival porta con sé le caratteristica della gestazione e della morte.

La balena che appare sul manifesto di Trasparenze 2016 è come un avvistamento, l’indizio di un lavoro sommerso, invisibile al pubblico, ma che in realtà ci stava già impegnando fino al midollo. Moby Dick era già presente, anche se ancora negli abissi. Il cantiere navale era già aperto. In quell’edizione nessun luogo unico aveva in se stesso le caratteristiche della gestazione e della morte. Forse è uno degli eventi del Festival a contenerle entrambe. Il Walkabout, progetto di Carlo Infante, realizzato a Modena in collaborazione con fattiditeatro e con la Konsulta. Walkabout significa “cammina in giro” e si riferisce al viaggio rituale che gli australiani aborigeni intraprendono attraversando a piedi le aree interne più remote. Si trattava di una esplorazione di gruppo attraverso i luoghi del quartiere, con l’ausilio di smartphone e cuffie che permettevano di ascoltare un racconto in diretta, le conversazioni con le persone che si incontravano nel tragitto e alcuni repertori audio predisposti. Abbiamo attraversato luoghi che già molti di noi conoscevano, la Ludoteca, la Casa Protetta, il Parchetto, la Libreria sotto i portici, le strade della Zona Musicisti, ma abbiamo avuto l’occasione di scoprirli in modo inedito, camminando. Infatti, come ci dicono gli antropologi, l’atto del camminare rappresenta il primo intervento umano sul paesaggio, capace di leggere e scrivere contemporaneamente l’ambiente circostante.

 

Edizione 2012 – Le città e il desiderio

Mi immagino un giovane Stefano Té intento a pensare e a sognare il suo teatro. Ed è proprio in questa immagine che vedo già il suo “fuoco sacro”: cosa ti ha spinto verso la prima edizione di Trasparenze festival? Quale desiderio è nascosto dietro questa meravigliosa utopia?

Il desiderio di accogliere una comunità artistica allargata, che potesse alimentare e far crescere le potenzialità del Teatro dei Venti. Un desiderio presente fin dalla sua fondazione. Nel 2005, quando abbiamo aperto la sede di Via Bolzano 31, un ex magazzino che con i miei compagni avevamo trasformato in Teatro, quel desiderio era già presente. Il Teatro dei Venti era un gruppo, una compagnia, ma era già anche un Centro per la ricerca teatrale, un centro culturale, un luogo aperto all’ospitalità e alle contaminazioni. Per anni abbiamo organizzato una rassegna, E-Venti, che portava a Modena artisti da tutta Italia, l’idea embrionale di Trasparenze era già lì. Abbiamo affrontato sacrifici enormi per tenere aperto il Teatro senza scendere a compromessi, seguendo una direzione artistica chiara. Dopo cinque anni, quei sacrifici non erano più sostenibili, sono stati necessari dei cambiamenti importanti. Così, nel settembre del 2011, il Teatro dei Venti ha iniziato il trasferimento verso la nuova sede, in Via San Giovanni Bosco 150. Da quel momento si sono concretizzate le condizioni per immaginare la prima edizione del Festival, che è nata come conseguenza naturale di quei cambiamenti incorsi. Insieme ad Agostino Riitano, manager culturale e co-direttore delle prime edizioni di Trasparenze, abbiamo messo al centro del progetto la partecipazione del pubblico under 25. È nata così la Consulta di Valutazione, diventata da subito Konsulta, con la K. È stato il desiderio di quei ragazzi a nutrire la prima edizione del Festival, oltre 50 giovani ai quali abbiamo chiesto l’impegno di affiancarci nella selezione degli artisti e nella definizione del programma.

Trasparenze Festival MoCu Modena Cultura Fotografia Chiara Ferrin
Fotografia di Chiara Ferrin

 

Edizione 2019 – Le città e i segni.

Il segno è anche una testimonianza, un indice del nostro passaggio. Nell’edizione di Trasparenze Festival 2019, l’ultima prima della brusca interruzione, quale luogo e perché puoi considerare come un segno?

L’edizione del 2019 è stata davvero un grande laboratorio, un work in progress: l’intero Festival, già dal titolo “Muovere Utopie”, è stato contraddistinto da una pulsione primigenia, un’energia generativa che cercava di sfuggire al nostro controllo. Per questo forse il luogo simbolo è stato Gombola, borgo dell’Appennino modenese dove adesso abbiamo avviato la nostra residenza artistica, dove però con Trasparenze 2019 non siamo riusciti ad arrivare. Immersa nella coltre di neve del 5 maggio, bianca come la fronte della balena, rappresenta davvero l’idea di un inizio, di un avvistamento e di una fuga. Quel giorno a Modena, sotto il diluvio, i nostri tecnici dovettero smontare in una giornata di duro lavoro l’allestimento di Moby Dick, che aveva debuttato la sera prima, mentre in Appennino stavano arrivando trenta centimetri di neve. Una ventina di persone, compreso l’attore Roberto Abbiati, sono rimaste bloccate, hanno passato la notte nell’Ostello Podesteria, una piccola avanguardia coraggiosa che ha sperimentato l’abitabilità del luogo e anticipato le successive tappe del progetto a Gombola. In questa estate di graduale riapertura post-Covid stiamo progettando un arrivo del Festival in Appennino. Occorre Reinventare Utopie.

 

Edizione 2017 – Le città e il cielo.

Io sono coraggio, io sono la mia compagna Loredana. Io sono contento e leggero. Io sono Nadine e sono come sono. Io sono libertà. Io. Sono. Libertà.”

Queste furono le parole pronunciate da Ciro, un internato del carcere di Castelfranco Emilia, mentre il funambolo Andrea Loreni conquistava il cielo della città di Modena sotto una Piazza Grande gremita di gente. Stefano, puoi raccontarci di questo cielo?

Queste parole sono tratte dai testi scritti dai detenuti del Carcere di Modena nel corso del Laboratorio di Funambolismo e Scrittura, condotto al Sant’Anna da Andrea Loreni e da Francesca Frediani nel 2017. Nella nostra idea iniziale, la camminata del Funambolo avrebbe dovuto collegare l’esterno del Carcere con il cortile interno. Purtroppo diversi problemi burocratici hanno impedito che questo avvenisse. L’incontro tra il Carcere e la Città, tra questi due mondi paralleli e non comunicanti, non è semplice, anche perché intorno al Carcere sussistono molti pregiudizi radicati. Occorre perciò immaginare il Carcere come luogo nel quale possa iniziare un percorso di libertà, anche come luogo di cultura. La camminata di Loreni in salita, da Piazza Grande alle finestre del Palazzo Comunale, ha rappresentato plasticamente questo cammino di libertà, passo dopo passo, sul filo delle parole lette da Ciro.

 

Se chiudessi gli occhi in questo momento, sono certo che mi ritroverei all’interno della Balena. A metà strada tra un pinocchio troppo cresciuto e un Geppetto ancora pieno di illusioni. Vorrei correre indietro velocemente nel tempo, ora. Ed essere ancora qui con Stefano. In questo stesso luogo, anni prima. Quando ancora il teatro era vivo e possibile. Vorrei entusiasmarmi, vedere dal vivo quello che ora solo una mente vivace può mostrare. Vorrei ritrovare tutta l’umanità e dirle che, nonostante tutto, il mondo può ancora guarire e rinascere.

Marco Polo

 

www.trasparenzefestival.it
www.teatrodeiventi.it