Nell’ambito delle riflessioni che stiamo portando avanti con MoCu in questo particolare periodo storico, ho avuto il piacere di intervistare Andrea Bortolamasi, Assessore alla Cultura di Modena.

36 anni, modenese doc, sposato, è stato a capo della segreteria del presidente della Regione Emilia-Romagna.  Ha frequentato il liceo Classico San Carlo, ha conseguito la laurea triennale in Scienze economiche e sociali alla facoltà di Economia Marco Biagi di Unimore seguita dalla specialistica in Analisi dei conflitti, della politica e delle ideologie nel mondo contemporaneo, sempre a Modena. È stato responsabile marketing del Centro Sportivo Italiano a Modena. Consigliere comunale tra il 2009 e il 2019 (responsabile commissione Cultura), è segretario comunale del Partito Democratico dal 2015.

È sicuramente uno degli attori fondamentali della politica cittadina attuale e futura, sulle cui spalle pesa la responsabilità di migliorare e consolidare le politiche culturali attraverso un lavoro continuativo di ascolto e proposta.

Con MoCu ci stiamo confrontando con molte realtà culturali (qui la raccolta delle interviste realizzate, ndr) e con lui ho cercato di confrontarmi sulla situazione attuale e in modo particolare sulle prospettive future.

Attualmente, eventi e attività culturali sono bloccate, mentre gli uffici pubblici, anche quelli non direttamente coinvolti nella gestione dell’emergenza, sono operativi ma senza le attività di routine. Come avete organizzato il lavoro e a cosa vi state dedicando in questi giorni?

Il settore cultura, le politiche giovanili, gli Istituti Culturali e le Biblioteche sono operativi, per quel che si può fare in questo momento ovvero lavorando da casa in smart-working: in prima istanza, fatemi ringraziare tutti i dipendenti comunali che stanno garantendo la funzionalità dei settori, gestendo l’emergenza e programmando la ripartenza.

Ci stiamo concentrando su due aspetti: una prima stima dei danni economici, verificando le criticità con gli operatori del settore per provare a rispondere a quest’emergenza, e, parallelamente, lavoriamo su una programmazione futura che provi a dare una risposta ad un settore come quello culturale che sta subendo perdite significative.

Vogliamo cogliere l’opportunità dell’estate, per recuperare e ripartire.  

Una-sala-dei-Musei-Civici-di-Modena
Una sala dei Musei Civici di Modena

 

Pensi sia possibile in questo periodo organizzare, anche virtualmente, incontri con associazioni, enti, realtà culturali per capire come si stiano muovendo per reagire alla situazione e guardare al futuro? Sono emerse soluzioni o iniziative interessanti, magari anche da consolidare e strutturare nel tempo?

Come dicevo prima, non siamo fermi: manteniamo un contatto diretto con le realtà del settore culturale e creativo, ci relazioniamo con la Regione e il Ministero, programmiamo la ripartenza. Viviamo in una città con un settore culturale vivo e vitale, lo abbiamo visto già in questa fase: il comparto culturale ha risposto “presente”, nel garantire un presidio forte e un’offerta diffusa.

Cito alcune iniziative nate in questo periodo: le pillole dei nostri Musei Civici sui social, il progetto #insideout di FMAV, le letture in streaming di ERT o il grande lavoro on-line delle biblioteche per incentivare l’utilizzo di e-book.

Stiamo inoltre ragionando sui prossimi appuntamenti attraverso nuove proposte per la città. Il mondo della cultura non si è mai fermato, serve però, quando si ripartirà, un sostegno ampio per non perdere quel patrimonio: la cultura è un bene comune della città.

Upgrade in Progress, Geumhyung Jeong. Mostra presso la Palazzina Vigarani per Fondazione Modena Arti Visive

Confrontandoci con diverse realtà culturali è emerso come la comunicazione sia incentrata prevalentemente sui singoli eventi. In questo momento, mancando gli eventi, ci siamo accorti di come invece non manchino gli argomenti: siamo tornati a parlare dell’essenza degli spazi, dei progetti che stanno alla base di queste realtà o degli “attori” che, pur essendo parte fondamentale del meccanismo, sono sconosciuti ai più.
L’amministrazione viene spesso coinvolta nell’ambito dei singoli eventi, ad esempio su richiesta di patrocinio. Può essere questo un momento fertile per riaprire un dialogo capace di andare oltre la singola data e creare un percorso di programmazione approfondito e condiviso?

Questa domanda è molto interessante e pone l’accento su un tema che troppo spesso a mio avviso è stato sottovalutato: troppo schiacciati o concentrati sull’evento singolo, sulla comunicazione del quotidiano, è mancato un pensiero lungimirante sulla cultura, sulla sua produzione e sul suo consumo: questo tempo sospeso ci da l’opportunità di interrogarci proprio su questo. Con i teatri chiusi, i cinema chiusi, i musei chiusi, cosa rimane?

Rimane la possibilità, anzi il dovere, dal mio punto di vista come Assessore alla cultura, di provare a non trasformare la distanza fisica in distanza sociale e in questo la fruizione culturale, da remoto, può fare tanto e soprattutto può piantare semi che verranno raccolti nei prossimi mesi.

Mi fa piacere che ci sia stata, su questo, una risposta corale che ha visto il coinvolgimento di soggetti diversi, linguaggi diversi ma tutti impegnati nel garantire una fruizione “da casa”: è un messaggio importante. È sbagliato pensare all’industria culturale o la programmazione stessa di una città solo come ad un calendario di eventi: quello che stiamo provando a fare come Assessorato e con i soggetti coinvolti è avere un maggior coordinamento, una regia più forte da parte del soggetto pubblico (il Comune), ragionando non di singole date ma di un ecosistema che va preservato.

Questo approccio si traduce nel pensare e progettare insieme cosa è cultura in città, insieme a chi con la cultura si è costruito un percorso di vita e di lavoro. Sono consapevole che mai come adesso e quando ripartiremo ci sarà estrema necessità di reperire risorse, ma non mi accontento di questo: possiamo avere tutte le risorse economiche possibili ma se alla base non abbiamo un’idea di cultura, saranno risorse sprecate.

Assessori alla cultura di altre città stanno firmando una richiesta di interessamento alla grave situazione che coinvolge i lavoratori della cultura e dello spettacolo. La questione però non nasce con questa emergenza e, ora, è più evidente anche a chi non è parte della filiera. Al di là delle misure emergenziali per il sostegno al reddito, pensa ci sia la volontà di affrontare questo problema? 

Ho firmato anche io l’appello, perché credo sia doveroso lanciare un messaggio politico in questo momento.

C’è però un problema più strutturale: è da quando sono adolescente che sento il ritornello sulla scarsità di risorse per il settore culturale. Questa crisi ci mette davanti ad un bivio: o c’è un forte segnale a partire dal MIBACT (Ministero per i beni e le attività culturali) oppure saremo costretti a raccogliere i cocci, perché gli Enti Locali, da soli, non hanno gli strumenti e le possibilità per rispondere ad una crisi del genere: vuole dire migliaia di persone che perderanno il posto di lavoro. Non possiamo però, come Comuni, rimanere fermi, ecco perché come dicevo prima, insieme agli operatori e ai professionisti del settore, stiamo lavorando per ripartire.

C’è un consolidato importante, ci sono nuove proposte ma ne approfitto per fare un appello alla città: serve l’impegno di tutti, compatibilmente con le proprie possibilità e disponibilità, per non far chiudere un cinema, un teatro, un museo: la cultura è responsabilità individuale e collettiva e senza, siamo tutti più poveri, la nostra città sarà più povera. 

Teatro delle Passioni di Modena, Emilia Romagna Teatro

Il comune ha a disposizione un report per ogni evento che viene organizzato e/o sostenuto. Da quando è diventato Assessore, ha avuto modo di analizzare le attività dell’ultimo anno? Che idea si è fatto?

Dal mio punto di vista, per come intendo il ruolo di Assessore, la prima cosa è esser presenti il più possibile: ogni richiesta di presenza che arriva in Assessorato cerco di evaderla. Ho avuto la fortuna di passare da fruitore dell’offerta culturale della città ad amministratore; la presenza è sinonimo di rispetto e riconoscenza verso chi organizza l’evento, l’iniziativa o la rassegna.

La città dal punto di vista culturale è viva, vitale, vivace: ha una base associativa forte, che regge e sostiene un vertice fatto di punte di livello altissimo. Senza la base però, scordiamoci le altezze: ecco perché serve un coordinamento e una regia pubblica forte che individui gli assi d’intervento che caratterizzano una città come Modena.

L’assenza evidenzia la mancanza.
Quando le relazioni sociali potranno tornare alla normalità, probabilmente assisteremo ad un picco di interesse verso attività che in precedenza non facevano parte della sfera di interessi di molti cittadini. Come molti hanno riscoperto l’attività fisica, tanti, mi auguro, si lanceranno verso attività culturali e di socialità. È facile ipotizzare però che questa curva di interesse, come quella dello sport, tenderà a riportarsi rapidamente sui livelli pre-emergenza.
È ragionevole pensare di sfruttare un picco di interesse per programmare aperture straordinarie o mettere in campo una maggiore elasticità anche in termini di permessi per incentivare la ripartenza e raggiungere con la cultura anche un nuovo pubblico?

Non so come reagiremo al “dopo”: stiamo vivendo una situazione mai vissuta prima, che ci interroga nel profondo, a partire dal nostro modello di sviluppo. Io credo però che, in una città come Modena, che ha fatto della socialità e dei legami di comunità due dei suoi tratti fondanti, ci siano le condizioni per far sì che la cultura sia strumento per riannodare quei legami e quella socialità cancellata dal Covid-19.

Siamo al lavoro per esser pronti quando potremo tornare a produrre e consumare cultura. La cultura dovrà esser uno degli assi su cui fondare la ripartenza delle nostre città: un teatro aperto, una rassegna in un parco o uno spettacolo in strada sono farmaci contro la solitudine, le inquietudini e le ansie di questo periodo e un modo di riappropriarci di spazi di socialità. Proprio per questo, al termine di questa crisi, dobbiamo esser bravi a cogliere le opportunità che ci saranno.

Come Assessorato stiamo facendo e siamo pronti a fare la nostra parte: prima però dobbiamo far sì che il settore cultura nel suo complesso non paghi un prezzo troppo alto in questa crisi.

Cosa si sentirebbe di consigliare a chi opera nella pubblica amministrazione per migliorare la qualità dell’offerta culturale e per superare le difficoltà che non si esauriranno con la fine della quarantena?

No, consigli non ne do, non è il momento, questo è il tempo della condivisione e della cooperazione. Quello che vorrei, anche in futuro, è mantenere questo dialogo costante con le diverse realtà culturali della città: serve al mondo della cultura, serve alla città nel suo complesso.