In un’epoca fatta di chiusura e barriere, dove l’Altro è qualcuno da cui proteggersi, dove la paura domina i rapporti sociali e atrofizza gli spazi pubblici, qual è lo spazio del cohousing?

Che futuro può avere un modello di casa condivisa, aperta e permeabile, quando tutto intorno si innalzano muri, si rinforzano gli steccati e si installano allarmi?

Inhabit, un documentario per il cinema e la tv della prodotto da Signum Digit per la regia di Matteo Manghi, è un viaggio nel mondo del cohousing concepito per raccontare storie di abitare condiviso, nelle quali la casa è vista prima di tutto come luogo di relazioni. Liberamente ispirato ad una ricerca accademica realizzata dal Silvia Sitton tra il 2013 e il 2016, Inhabit vuole indagare il significato di “vivere insieme”, per stimolare una riflessione originale sul concetto stesso di casa.

 

MoCu ha incontrato il regista, Matteo Manghi, per saperne di più su questo interessante progetto.

Matteo come ti sei approcciato al mondo del cohousing?

Da anni mi lega un rapporto d’amicizia con Silvia Sitton e lei per prima mi ha introdotto il concetto di Cohousing. Attraverso le sue ricerche e i materiali raccolti negli anni, spinto da una curiosità personale sull’argomento, ho potuto costruirmi un pensiero critico sulla questione. Più prendevo conoscenza di questo modo di vivere più sentivo l’esigenza di raccontare ciò che scoprivo circa questa tipologia di abitare a molti sconosciuta. Farlo attraverso la realizzazione di un girato è stata per me la scelta più naturale in quanto incline al mio modo di vedere/raccontare.

 

Che tipologia narrativa hai scelto e perché?

La prima idea di progetto con Silvia si è concretizzata nella produzione di quattro puntate realizzate con il contributo della film commission dell’Emilia Romagna. In questa puntate vengono presentate quattro delle più significative realtà di cohousing presenti in regione. É un racconto a piu voci attraverso il quale vengono messe in luce le caratteristiche dell’abitare collaborativo: la socialità, le relazioni e l’idea di comunità tra abitanti e tra questi e l’esterno, le economie che sostengo le realtà, gli stili di vita sostenibili e che generano nuove opportunità di lavoro, l’organizzazione spaziale e le scelte urbanistiche di questi modelli abitativi con un focus particolare sul vuoto normativo che dovrebbe sostenerle. A fine 2018 il progetto Inhabit ha ottenuto il premio giornalistico Sabrina Sganga che prevede la realizzazione di un documentario unico della durata di 50′ prodotto da Signum Digit e coordinato da Chiara Nicoletti come direttrice della produzione.

 

Perche il crowdfounding?

Il progetto Inhabit ha sollevato molto interesse negli ambiti del Cohousing italiano. Se questo da un lato ci fa enormemente piacere e ha invogliato altre realtà a far sentire la propria voce e raccontare la propria testimonianza, dall’altro siamo consapevoli che non può bastare. Le tematiche che il documentario vuole affrontare fanno parte di ognuno di noi e crediamo fortemente che questo modo di vivere sia una forma di resistenza alle derive sociali cui drammaticamente tendiamo oggi giorno. Per questo crediamo che il crowdfounding sia una forma di promozione perfetta per questo progetto che non è “nostro” o delle realtà che racconta, ma bensì della collettività.

 

Dalla dimensione micro e privata della casa, le riflessioni degli abitanti si estendono in maniera naturale al futuro dell’abitare alimentando un dibattito su un’idea di città aperta, costruita su principi di condivisone e collaborazione.

Per accedere alla piattaforma di crowdfunding e sostenere Inhabit potete cliccare su questo link

Pagina facebook

Profilo instagram