Sabato 26 settembre si è svolta l’inaugurazione della mostra NOISE dell’artista modenese Elena Ascari. La mostra, visitabile negli spazi di Hangar Rosso Tiepido fino al 17 ottobre, si apre con le tele più recenti e si conclude con opere create nel corso dell’ultimo decennio, in un percorso antologico a ritroso. Abbiamo intervistato Elena Ascari e la curatrice della mostra, Maria Chiara Wang.

Ciao Elena. Come spiegheresti, a chi non conosce il tuo lavoro, il tuo rapporto con il digitale e il tuo intervento su di esso?

La mia ricerca attuale esprime una riflessione sulle dinamiche che ci uniscono e che stanno cambiando il nostro modo di relazionarci e di percepire lo spazio e il tempo, probabilmente in maniera irreversibile. Come sosteneva già Marshall McLuhan nel ‘68 in Il medium è il messaggio:

Le società sono sempre state modellate più dalla natura dei media attraverso i quali gli uomini comunicano, che non dal contenuto della comunicazione. I media, modificando l’ambiente, evocano in noi rapporti unici di percezioni sensoriali. L’estensione di un qualunque senso modifica il nostro modo di agire e di pensare, il modo in cui percepiamo il mondo.

Elena Ascari Maria Chiara Wang Noise Rosso Tiepido

Qual è il contrasto, la lotta che si esplica in Third Life, NOIse land e Daily View?

Queste tre serie di lavori sono state progettate e realizzate durante il periodo di lockdown; questo tempo “in isolamento” mi ha permesso di concentrarmi e riflettere sulle dinamiche che ci hanno messo in comunicazione. La realtà intrappolata in uno schermo mi ha condotta ad esplorare paesaggi inediti in cui la natura è stata trasformata, assumendo una dimensione cognitiva.

I paesaggi rappresentati sono visioni disturbate da interferenze di connettività, in cui l’ambiente appare sospeso e in transizione. Le tele hanno forme geometriche semplici come il cerchio, il triangolo e il quadrato: sono le forme che l’occhio percepisce per prime e a cui tutto può essere ricondotto. La loro disposizione nello spazio le fa comunicare tra loro in modo da formare una rete di entità in connessione.

 

Elena Ascari Maria Chiara Wang Noise Rosso Tiepido

Cos’è per te il glitch e in che modo può essere fautore di bellezza?

È un’istantanea colta quando nel sistema è in corso una crisi che schiude un vero e proprio microcosmo. Il disordine generato dagli errori di segnale rinnova il paesaggio che assume una propria, autonoma, originalità. Un unicum non riscontrabile in natura, non paragonabile ad altri universi naturali.

Elena Ascari Maria Chiara Wang Noise Rosso Tiepido

Maria Chiara, il titolo della mostra, NOISE, allude anche al brusio delle interferenze e dei segnali digitali: cos’è il digitale nell’opera di Elena e a cosa si contrappone?

Il digitale rappresenta per Elena – trasversalmente in tutto il suo percorso, dagli esordi ad oggi – la porta che apre a nuove visioni, a nuovi paesaggi della mente, lo strumento che le consente di innescare il processo di elaborazione esteriore ed interiore dell’immagine.

Più che di contrapposizione, parlerei quindi di un’intima connessione tra l’aspetto digitale e quello analogico e artigianale, tra il virtuale e il reale: non esisterebbe dipinto senza il lavoro a computer a monte, così come non esisterebbe quest’ultimo se non fosse finalizzato alla trasposizione pittorica dello stesso su tela. Il digitale diviene così il dispositivo attraverso cui Elena esercita la propria azione e definisce la propria estetica.

 

Con MoCu ci siamo occupati più volte di come il mondo della cultura abbia reagito e stia reagendo alla pandemia; da curatrice e critica a contatto con diversi artisti, hai avuto occasione di assistere a cambiamenti e cicli di opere di tono differente nel periodo del lockdown, come nel caso delle opere presentate da Elena nella prima parte della mostra? 

A dire il vero durante il lockdown mi sono concentrata maggiormente sulla capacità da parte di gallerie, musei, spazi indipendenti e curatori di creare nuovi format e di trasferire in rete buona parte dei propri contenuti. C’è stata un’elevata reattività alle limitazioni imposte dalle misure restrittive per il contenimento del contagio da COVID-19, che, unita a una discreta capacità di reinventarsi, ha concesso a istituzioni pubbliche e private di mantenere e coltivare un dialogo con il proprio pubblico e di avvicinarne altro.

D’altro canto, però, si è verificata una curva dell’attenzione da parte degli utenti, una flessione fisiologica, dopo le prime settimane, probabilmente dovuta anche a un esubero di webinar, mostre online, podcast, corsi e altre risorse disponibili in internet.

Per quanto riguarda il lavoro degli artisti, invece, ho apprezzato maggiormente le novità legate alla necessità di realizzare opere in spazi non sempre ottimali e con un impiego limitato di materie prime. Inevitabilmente questo periodo di reclusione forzata ha influenzato il nostro modo di vedere e di percepire il mondo esterno e ciò vale a maggior ragione per gli artisti dotati di una sensibilità superiore alla media. È impossibile rimanere impermeabili a quanto successo e l’artista contemporaneo, come suggerisce il termine stesso, è legato all’attualità e, in quanto tale, più o meno marcatamente e consapevolmente, la riflette nel proprio lavoro.

Elena Ascari Maria Chiara Wang Noise Rosso Tiepido