Come quarta meta del tour di MoCu alla scoperta dei live club, dopo il Mattatoyo restiamo nel Comune di Carpi ma ci spostiamo in una posizione ben più remota del suo territorio: San Martino sulla Secchia, frazione minuscola eppure divisa dal fiume fra i Comuni di Carpi e San Prospero. Qui, nella parte del Comune di Carpi, fu costruita nel 1931 una scuola elementare con annessa colonia elioterapica, sul terreno donato al Comune da due fratelli, i notai Bertesi, i quali contribuirono anche all’acquisto degli arredi scolastici e dedicarono l’edificio alla madre Ernesta.

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Dall’Archivio Etnografico di Carpi

La vicinanza del fiume, allora balneabile, e la campagna che si estendeva rigogliosa intorno alla struttura ne fecero un luogo frequentato in ogni periodo dell’anno dai bambini della zona; ma a partire dagli anni Sessanta i servizi che la struttura erogava vennero progressivamente dislocati altrove e l’edificio, non più vissuto e curato, arrivò alle soglie del Duemila in uno stato di degrado imperdonabile data la memoria storica e di tante esistenze custodita fra quelle mura.

Incontriamo Martina Regoli e Jacopo Besutti, membri del direttivo dell’Associazione Ekidna che ha fra queste mura la sua sede.

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Jacopo Besutti e Martina Regoli con il cartello della campagna contro la violenza sulle donne “CimettolafacciaGaiba”. Foto di Elisa Magnoni

 

Qual è la storia di Ekidna e di cosa si occupa principalmente?

JB: Io sono arrivato in Ekidna nel 2006, perciò gli anni precedenti me li sono solamente fatti raccontare, lo ammetto.

Ekidna nacque nel 1998 grazie ad un gruppo di ragazze e ragazzi di Carpi e zone limitrofe spinti dal bisogno di creare uno spazio che permettesse la diffusione di musica, pratiche artistiche e ideali lontani da ciò che era considerato “mainstream” e il più possibile sganciate da logiche di mercato. Si cercò al contempo di promuovere pratiche ecologiche legate al riutilizzo e al non-spreco diversi anni prima che questa spinta diventasse prassi condivisa, peraltro.

Il primo passo fu l’organizzazione di concerti di autofinanziamento in circoli, spazi polivalenti, sale civiche, ovunque fosse possibile. Poi il Comune di Carpi ha dato in concessione la vecchia scuola di Migliarina di Carpi e li si è iniziato con le attività “stanziali”; nel 2001 sempre il Comune di Carpi ci ha concesso in comodato d’uso la scuola abbandonata di San Martino Secchia, la sede attuale.

Fra il 2001 e il 2005 i volontari di cui è composta l’associazione, parallelamente alle attività musicali e artistiche a Migliarina, si sono dedicati alla sistemazione e al recupero della nuova sede.

Nel 2005 c’è stata l’inaugurazione e il definitivo spostamento delle attività a San Martino s/S e da lì arriviamo fino a oggi, nel 2021, fra terremoti e pandemie.

MR: Ekidna si propone come un luogo di aggregazione dove le idee di tutti coloro che ne vogliono far parte si incontrano e si confrontano, concretizzandosi sul lato pratico attraverso i principi del DIY che ci permette di valorizzare le abilità personali di ciascuno nei due versanti principali di attività: da una parte i  lavori di riqualificazione e il mantenimento della struttura e dall’altra la volontà di proporre una stagione di eventi varia.

 

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Foto di Elisa Magnoni

 

Ekidna non vuole essere un locale, ma una piattaforma per musicisti e artisti, un luogo dove tener viva la scena underground facendo sentire la loro voce. In questo periodo di stand-by forzato, avete trovato nuove destinazioni d’uso per il locale o per continuare a essere presenti come circolo, magari online? 

MR: Nella prima quarantena ci siamo trovati sicuramente spiazzati, provando come molti anche noi a fare qualche concerto live streaming per tenere vivo l’interesse e far capire al nostro pubblico che eravamo presenti e non eravamo pronti a mollare. Tuttavia noi siamo gente da live con i piedi per terra e appena possibile ci siamo reinventati con l’inizio dell’estate e di nuove possibilità.

Era impensabile portare avanti purtroppo il nostro evento più importante, la “Rottura del Silenzio”, che si tiene tutti gli anni per 3 giorni a fine giugno nel nostro parco, e il Flame Fest, un piccolo festival che in anni recenti stiamo continuando a portare avanti in formato serata.

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Rottura del Silenzio, 2018. Foto di Enrica Berselli

Così è nata AFA, la nostra rassegna estiva, fatta di tante piccole serate e ospitata sempre nel nostro giardino. L’idea era di rivalutare la nostra area esterna creando delle piacevoli serate di musica live (ma anche workshop, mercatini e altri spettacoli) dove le persone, stanche delle nuove restrizioni sociali portate dalla pandemia, potessero godersi un live in maniera differente, al tavolo con gli amici, sorseggiando una birra e mangiando qualcosa di buono al chiaro di luna, ritrovando una convivialità che si era persa nei mesi precedenti.

Dato il successo della scorsa estate abbiamo pensato di riproporre AFA anche quest’anno. In apertura il 5 Giugno avremo Dj Gruff, volevamo partire col botto, dato che siamo molto contenti di riaprire, poi ci saranno tanti artisti e band della zona e per la prima volta dopo tanto anche uno spettacolo di stand-up comedy, a cura di Saverio Raimondo, che si terrà il 20 giugno.

La novità inoltre è che non potendo fare la stagione invernale, abbiamo lavorato e stravolto Ekidna, quindi se mai si potrà tornare a fare un concerto nella nostra sala concerti, vedrete uno spazio molto cambiato, pronto ad accogliere più persone distanziate e un po’ diverso dal solito.

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Foto di Elisa Magnoni

 

Jacopo, vista la tua lunghissima permanenza nel direttivo e il tuo lavoro di organizzazione per numerosi live, riesci a pensare a un evento che consideri speciale fra tutti quelli che hanno avuto luogo all’Ekidna?

JB: Di eventi secondo me speciali o, meglio, più speciali di altri, me ne vengono in mente tre. Il primo è stata la Rottura Del Silenzio del 2000: avevo 15 anni e lì ho conosciuto Ekidna. E ho avuto l’onore di parteciparvi con il mio gruppo di allora; in quell’edizione suonavano gruppi pazzeschi, mi vengono in mente i Concrete e i Redwormsfarm, e quella per me è stata una mezza epifania e, in un certo senso, un momento fondativo. Poi, come dicevo, sono entrato nell’Associazione nel 2006 e da lì ho cominciato a organizzare concerti.

E arriviamo al secondo momento per me speciale: il primo concerto che ho organizzato. 20 febbraio 2007 i Crowpath dalla Svezia e sotto Earache Records.

Per il terzo momento bisogna tornare al 2005, alla prima Rottura Del Silenzio che è stata fatta nella sede di San Martino. Io non ero riuscito ad andarci e quell’anno suonavano i Concrete che avevano fatto una reunion e a detta di chi c’era fu una cosa spaziale. Quando ci penso rosico ancora a 16 anni di distanza. Giuro.

 

Qual è la serata che sognate di organizzare nel prossimo futuro? 

MR: Beh di serate nel cassetto ne abbiamo tante, ognuno sicuramente vorrebbe portare sul palco di Ekidna i propri idoli. Forse le serate che speriamo di organizzare in futuro sono proprio quelle che dobbiamo recuperare dal 2020, quindi riportare i nostri festival estivi, con tanta gente che si diverte senza paura. Quest’anno invece, e quindi nel futuro più prossimo, siamo riusciti a organizzare un sogno nel cassetto che covavamo da un po’, che è quello di fare una serata divertente e diversa dal solito, per questo abbiamo organizzato una serata di stand-up comedy!

E poi, when in doubt : fate i Nabat!

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Foto di Elisa Magnoni

JB: Domanda difficile perché i miei feticci musicali o sono morti o hanno sciolto la band, quindi probabilità tendenti al più che zero. Ci sono altre cose che mi piacerebbe fare, ma costano troppo ed Ekidna non riuscirebbe a contenere le persone per limiti di spazio.

In realtà la cosa che mi piacerebbe è che Ekidna potesse continuare a fare le sue cose, a farle bene, provando a migliorarsi ulteriormente, a far scoprire a chi viene ai concerti dei gruppi nuovi meritevoli di attenzione e, magari, incuriosendoli e invogliandoli a spendersi in prima persona per continuare a portare avanti la storia, visto che noi più “anzianotti” dell’associazione non penso dureremo in eterno.

Perché, per quanto faticoso, fare è meglio di dire di saper fare.