Non attendiamo più ospiti ma soltanto distanze. Apriamo la porta di casa fugaci, soltanto per necessità, e altrettanto velocemente la richiudiamo al nostro povero uscio. Ma se ad un nuovo “toc, toc” sulla porta trovassimo il brano di Shakespeare che non abbiamo mai dimenticato? O la favola che fa sognare i nostri figli? Oppure un bel Cyrano de Bergerac che ci faccia innamorare nuovamente? Con Teatro Express il palco di Peso Specifico Teatro apre il proprio sipario sul pianerottolo di casa nostra e ci invita ad applaudire alla bellezza, per non scordarcene e rammentarci della sua presenza.

Quando il palco, luogo usuale degli spettacoli non è più accessibile, il teatro trova altri spazi per farsi vedere.

La pandemia si è arrogantemente dichiarata padrona indiscussa di tutto ciò che ci appassiona, sbarrandovi l’accesso, ed è proprio allora che le passioni hanno trovato il modo di procurarsi la chiave di un’altra porta, la nostra.

Roberta Spaventa, Santo Marino e Alessandra Amerio, attori della compagnia Peso Specifico Teatro, ne detengono saldamente il mazzo e hanno intenzione di farne uso proprio nel periodo più magico dell’anno: dall’8 dicembre al 6 gennaio sarà possibile prenotare direttamente sul loro sito il monologo che si preferisce regalare, scegliendo tra le tipologie a disposizione quella ritenuta più indicata, concordando l’indirizzo del destinatario e l’orario della consegna, il tutto personalizzato con un breve messaggio da allegare.

Il fidanzato o la fidanzata, i nipotini, i genitori oppure i nonni e l’amica, riceveranno l’attesa sorpresa, in tutta sicurezza: al posto del solito pacco, un attore o un’attrice. Il progetto di teatro a domicilio copre l’intero comune di Modena, insinuandosi fin nelle frazioni più piccole, per donare un abbraccio speciale dal sapore teatrale che niente ha a che fare con la finzione ma, anzi, che sia capace di instillare qualcosa che faccia di questo reale un presente.

Quest’anno la magia non scende dal camino ma si avvicina alla nostra vita quotidiana semplicemente varcandone la soglia, accendendola di una luce che soltanto quelle del teatro conoscono.

Foto di Noemi Adabbo

In occasione dell’iniziativa, patrocinata dal Comune di Modena, l’assessore alla cultura, Andrea Bortolamasi, scandisce con queste parole il suo più sentito apprezzamento:

Purtroppo l’indeterminatezza dei luoghi e degli spazi degli operatori culturali in cui ci stiamo muovendo è ancora molto marcata. Temo una mancanza di aggiornamento in questo senso dal prossimo Dpcm.

Stiamo provando nel continuare a sostenere un settore strategico: quando parliamo di cultura, parliamo di lavoro. È un comparto produttivo fermo che merita risposte.

Tutte queste azioni sono surrogati, palliativi, ma dobbiamo essere consapevoli che essere presenti oggi nelle azioni che, come questa, si stanno sviluppando, è un’azione di politica culturale per riaffermare, non solo l’esistenza, ma l’indispensabilità di questo settore all’interno della città.

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Foto di Noemi Adabbo

Bortolamasi continua e aggiunge:

Lo streaming non basta.

La cultura è prima di tutto relazione, possibilità e incontro. Lo streaming inoltre ha la caratteristica di essere completamente gratuito: con la gratuità non c’è sostenibilità del settore. Un’azione di questo tipo è un segnale di attenzione.

Ci stiamo avvicinando al Natale e si sente parlare molto di riapertura dei centri commerciali ma non dei teatri. Regaliamo un momento di cultura che sia anche un piccolo sostegno economico al settore.

Quello che abbiamo vissuto e stiamo vivendo modificherà la geografia culturale non solo di questo territorio ma di tutto il paese e abbiamo la responsabilità che non diventi un deserto. Il prezzo più alto lo sta pagando soprattutto il comparto culturale e noi come amministrazione ci stiamo impegnando affinché ciò non accada.

Ovviamente, per fare questo, serve un tessuto culturale vivo e vitale e la città lo ha. Lo vediamo quotidianamente dall’impegno delle organizzazioni e delle associazioni. Serve una responsabilità collettiva nel rimanere vicini al settore cercando di dare qualche risposta perché l’ente locale da solo non basta. Che a una legittima attenzione verso lo shopping natalizio, ci sia un’altrettanta legittima attenzione anche verso musei e teatri.

Con queste parole Bortolamasi, ha disegnato una situazione in cui la cultura sembra essere stata relegata a mero passatempo e non a professione riconosciuta e necessitante di attenzioni al pari di tutti gli altri mestieri.

 

Roberta Speranza introduce e racconta il progetto Teatro Express

Il nostro atelier di pratiche teatrali integrate era appena stato avviato quando è scoppiata la seconda ondata, motivo per cui le nuove normative ci hanno obbligato a chiudere. In questo periodo così complesso in cui il Covid la fa da padrone, noi ci siamo posti delle questioni importanti per capire come far sì che il teatro potesse essere presente in una relazione a tu per tu, ovviamente in assenza di assembramenti e nel rispetto di tutte le norme.

Ma la domanda è stata: il teatro che funzione ha? E come possiamo portarla avanti?

In un momento come questo dove viene richiesta a tutti consapevolezza insieme a una capacità di collaborazione, ci siamo chiesti come il teatro, e la cultura in generale, si possa riorganizzare. Deve sapersi reinventare. Dunque, abbiamo pensato come possiamo far sì che la funzione del teatro, che è quella di proporre una riflessione, un pensiero critico ma anche quella di educare e favorire il benessere psicofisico, possa essere portata avanti.

Come possiamo essere presenti e non solo in una relazione in remoto?

Da qui è nata l’idea, quella di essere presenti sui pianerottoli. Come è possibile mantenere una distanza di sicurezza e accettare chi porta a casa una pizza o altro per potersi ristorare, pensiamo che il ristoro dell’anima sia una funzione fondamentale. E noi ristoriamo portando Teatro Express nelle case.

L’idea nasce da un’altra molto lontana che voleva essere nel 2005 un festival chiamato Pianerottoli. Nasceva dalla necessità di far diventare luoghi come quelli dei pianerottoli, che sono per lo più luoghi di passaggio, luoghi d’incontro. In un momento come questo, diviene invece luogo fondamentale della relazione. E questa relazione può essere vissuta, brevemente, perché saranno performances brevi di dieci minuti, attraverso almeno una relazione occhi negli occhi.

Per noi era fondamentale per permettere di regalare o regalarsi, a chi purtroppo non riesce a vedersi in questo momento, qualcosa. Portare un messaggio per offrire speranza e consapevolezza ma soprattutto presenza.

Noi ci siamo. Per noi è un atto di resistenza e sussistenza, perché è inutile negarlo: noi dobbiamo continuare a vivere e abbiamo il diritto di farlo.

È un grido di esistenza e quindi un atto politico oltre che un atto poetico.

Politico, perché il diritto al lavoro è un diritto necessario. Il Covid ha messo in evidenza delle fragilità che sono sempre state presenti in questo settore che ha bisogno di ricevere un’attenzione particolare per mantenere vivi i diritti dei lavoratori perché precario.

Speriamo in un’organizzazione da parte delle istituzioni  che, dopo aver sostenuto il periodo di emergenza, una volta finito, ci sia veramente un ripensamento dei diritti dei lavoratori dello spettacolo che possa permettere a questo settore di esistere sia nell’emergenza che nella quotidianità.

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Foto di Noemi Adabbo

 

Intervista a Roberta Spaventa

Il giorno dopo la presentazione del progetto, abbiamo avuto il piacere di fare qualche domanda a Roberta Spaventa.

Durante la presentazione del vostro progetto avete affermato che esso nasce da un’idea del 2005, Pianerottoli. Se la pandemia non avesse costretto il Teatro a una battuta d’arresto, credete che Teatro Express avrebbe visto la luce?

Come sempre nelle crisi possiamo intravedere portali o buchi, opportunità o capitolazioni, dunque noi, essendo inguaribili creativi, abbiamo sintetizzato obiettivi, metodi e progetti per trovare la proposta più adatta a questo momento.

E così è nato Teatro Express, in continuità con la nostra idea di fare teatro, ma innovativa perché calata nel nostro tempo. Abbiamo sempre pensato ad un’idea di “teatro di comunità”, dove porre al centro la relazione. Questo sia per i nostri progetti, dove lo spettacolo proposto è solo una delle azioni messe in campo, sia per l’ideazione e la progettazione di eventi.

Il festival Pianerottoli nasceva dall’esigenza di far vivere la soglia, come luogo d’incontro e confronto e non solo di passaggio, allora l’attuazione fu impedita da un mancato accordo con gli amministratori condominiali.

Oggi si delinea in un nuovo modo, attraverso Teatro Express appunto, giusto per questi tempi di emergenza sanitaria. Un’iniziativa dunque che, se pur nata dall’emergenza, porta in sé la poetica della compagnia: avvicinare il teatro alle persone, nei luoghi altri, (lo avevamo fatto già in precedenza portandolo nei locali, nei parchi, nelle strade).

 

In un periodo in cui non si può fare altro che vivere necessariamente l’attimo presente, guardando al domani: come credete che sarà il teatro dopo il Covid? Quali ricchezze avrà acquisito e quali aspetti avrà perduto?

I cambiamenti spesso sono frutto di una grande crisi, probabilmente da una parte ci sarà la tendenza a recuperare modalità, pensieri e pratiche del “prima”, ma non si potrà tenere soffocato tutto ciò che in questi mesi sta emergendo.

Si continuerà nella direzione di portare il teatro anche nei luoghi altri, focalizzandosi sulla relazione e sull’abitare luoghi e spazi alternativi. L’auspicio è quello di un cambiamento anche in senso istituzionale, nell’ambito dei diritti e dell’organizzazione del nostro settore, da sempre precario e poco tutelato.

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Foto di Noemi Adabbo

Raccontateci cosa avremmo vissuto in questi mesi se non vi sareste dovuti fermare.

Eravamo impegnati nell’organizzazione dell’inaugurazione del nostro atelier di pratiche teatrali integrate, ma già in movimento per le prove di alcune performance per la notte dei musei, poi saltate causa Covid.

Erano già stati avviati i numerosi corsi di formazione teatrale, con un’offerta più ampia degli anni precedenti, volta alla promozione della consapevolezza, grazie anche ai nuovi corsi di yoga e seminari intensivi di danze sacre e meditazione.

 

Quali sono i progetti futuri di Peso Specifico?

Molti i progetti e le iniziative in attesa di una nuova apertura. Ma anche progetti in essere per far fronte alla prolungata chiusura delle scuole superiori (attraverso una docu-fiction su Dante Alighieri nel settecentesimo anniversario della sua morte), in accompagnamento e a sostegno della didattica a distanza. Lo stesso Teatro Express, poi, sarà occasione per portare avanti la nostra poetica e confrontarci con circuiti, festival e rassegne, proponendo nuove modalità di fruizione teatrale. Riprenderemo poi la nostra attività quotidiana tra formazione e prevenzione nelle scuole e nella nostra sede, che inaugurerà, Covid permettendo, nel mese di aprile, all’interno del Borghetto delle Arti, un luogo dove convive la sede dell’associazione musicale Euphonia, il nostro atelier di pratiche teatrali integrate e alcuni laboratori di arti figurative. Un progetto unico a Modena, dove le arti divengono fine e mezzo. Un luogo di produzione, formazione e programmazione, ma anche un centro educativo per lo sviluppo e l’apprendimento, dove le arti divengono strumento per promuovere lo sviluppo, l’apprendimento e la creatività. Un luogo, infine, di sostegno e terapia per il singolo e per il gruppo stesso, grazie alla musicoterapia, l’arteterapia e la teatroterapia.

Per info e approfondimenti:
pesospecificoteatro.org
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