Con Book Trip intendiamo intraprendere una sorta di viaggio nel mondo della lettura e dei libri attraverso una serie d’interviste a persone che, per ragioni diverse, hanno un legame con il contesto culturale modenese.

Immaginiamo che si tratterà di un “viaggio” un po’ sghembo con fermate molto differenti l’una dall’altra e, anche per questo, interessante per scoprire cosa rappresentano libri e lettura a Modena.

Abbiamo scelto d’iniziare incontrando Andrea Bortolamasi che rappresenta il riferimento a livello istituzionale per la scena culturale cittadina, mescolando però questa sua veste con quella di lettore appassionato.

 

Ognuno di noi cresce e si forma con riferimenti artistici e culturali che con il tempo perde o conserva. Quali sono le bussole letterarie di Andrea Bortolamasi? E cosa troviamo nella sua libreria?

La lettura è sicuramente una passione che mi accompagna da sempre.

Ho avuto la fortuna di crescere in una casa in cui libri e giornali sono sempre stati molto presenti e dove si percepiva l’importanza del leggere e del semplice stare tra i libri. In seguito, grazie al percorso di studi e a quello professionale, ho avuto la possibilità di sentire i libri come una costante e questo non ha fatto altro che alimentare la passione.

La mia libreria è una sorta di “buffet” perché sono un lettore onnivoro. Ho ovviamente delle predilezioni e tra queste sicuramente c’è la saggistica, genere in cui storia, sociologia ed economia sono le tematiche a cui sono più interessato e dove autori come Guido Crainz, Antonio Gibelli ed Enzo Traverso per me rappresentano dei riferimenti. Certamente c’è poi la narrativa, ma in un senso davvero ampio: è una passione che nasce da quella per la tragedia greca, passa dall’amore per scrittori classici come Dostoevskij e Kafka per arrivare alla letteratura italiana contemporanea con il gruppo de “Il Menabò di letteratura”, Italo Calvino su tutti, alla letteratura industriale con Ottiero Ottieri e Paolo Volponi, a quella “selvaggia” di Nanni Balestrini. Un posto speciale tra le mie preferenze è riservato alla letteratura sudamericana e a quella anglosassone; in particolare, “i miei autori” sono Eduardo Galeano, Osvaldo Soriano e Gabriel García Márquez per la prima e Jonathan Coe, Roddy Doyle, Nick Hornby e David Peace per quella d’oltremanica.

Poi ho amori letterari inattesi come, recentemente, quello per lo scrittore egiziano Alā’ Al-Aswānī; ho letto quasi casualmente il suo Palazzo Yacoubian, un romanzo meraviglioso che mi ha spinto a leggere tutti gli altri suoi libri. Oppure case editrici che seguo con interesse, come nel caso di 66th and 2nd che lega la mia passione per la lettura a quella per lo sport.

Io cerco sempre di ritagliarmi uno spazio nella mia giornata per leggere, è un tempo quotidiano che faccio in modo di avere. È una cosa mia.

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Biblioteca Crocetta di Modena

Librerie e biblioteche non rappresentano solamente spazi fisici del libro, ma anche luoghi di aggregazione e promozione culturale. In questo senso qual è la sua visione del contesto di Modena?

 A Modena, le biblioteche sono una delle infrastrutture materiali/immateriali che regge non solo l’ambito culturale ma, in generale, quello della città. Il servizio è di livello altissimo, di prossimità e di contatto con le persone, perché oltre alle biblioteche nelle frazioni sono attivi i “Punti di Lettura”.

In città le biblioteche hanno un valore che va al di là del servizio di prestito e consultazione dei volumi, perché sono veri e propri luoghi di comunità. Penso al lavoro fatto alla Biblioteca Crocetta: grazie alla candidatura al progetto Cultura Futuro Urbano del Ministero della Cultura, è stato possibile realizzare un prolungamento degli orari di apertura ma anche un ampliamento delle funzioni della biblioteca stessa. Lì abbiamo portato alcuni spettacoli di ERT, delle lezioni della Fondazione San Carlo e introdotto il prestito del gaming.

Le biblioteche sono parte dell’identità collettiva della città, ce ne siamo resi conto ancora una volta nel vedere la risposta che c’è stata quando sono state riaperte dopo il periodo di lockdown.

 

Che genere di frequentatore di libreria si definirebbe?

Mi considero completamente privo di ritegno.

In libreria mi perdo, “soffro” il fascino del libro anche inteso come oggetto, mi piace farmi attrarre da un volume, sfogliarlo, sentire il profumo della carta. Il libro è qualcosa che mi provoca dipendenza.

 

Il libro che ha amato di più?

Ovviamente citarne uno solo è impossibile; impegnandomi arrivo a cinque.

Pensare con i piedi di Osvaldo Soriano anche per analogia biografica nel racconto del rapporto tra padre e figlio, l’attenzione rivolta verso i perdenti, gli ultimi che sono ormai totalmente disincantati rispetto alla vita ma sono intelligenti e riescono a conservare l’ironia.

Sicuramente, Altri libertini di Pier Vittorio Tondelli che è tra i miei autori del cuore perché racconta la provincia profonda e Modena è provincia.

Per l’impegno e per il senso di malinconia, che considero uno stato d’animo molto bello, La luna e i falò di Cesare Pavese.

Menzione a parte per Eureka Street di Robert McLiam Wilson che racconta in maniera struggente eppure ironica la vicenda dei troubles in Irlanda del Nord.

Volendo aggiungerne un altro per rispettare la passione per i saggi storici, per come ha raccontato gli anni probabilmente più travagliati ma anche più vitali del nostro paese, Il paese mancato di Guido Crainz. Un libro che ho in un’edizione Donzelli che ho consumato a forza di sfogliarlo e annotare appunti.

Biblioteca Crocetta di Modena
Osvaldo Soriano

Il lockdown ha prodotto un paradosso: abbiamo avuto più tempo per leggere e al contempo le luci delle librerie per un certo periodo si sono addirittura spente. Inoltre alcune dinamiche sono improvvisamente cresciute, come la diffusione del formato digitale e l’aumento degli ordini online. 

Penso che in tutto quello che è stato generato dall’emergenza dovuta al Covid-19 ci siano decisamente pochi aspetti positivi, ma tra questi credo vada considerata l’esplosione della fruizione digitale della lettura e quindi degli ebook.

Questo mi ha fatto particolarmente piacere perché, grazie a un lavoro fatto negli ultimi anni, il Comune di Modena si è dotato di una casa editrice online, Il Dondolo diretta da Beppe Cottafavi. La casa editrice raccoglie racconti e storie della città, peraltro innescando anche un meccanismo virtuoso perché le copertine dei libri sono vere e proprie opere d’arte realizzate da Wainer Vaccari, da street artists e, comunque, dal meglio che le arti figurative e le arti visive della città possano offrire. Oltre a essere uno strumento che si è rivelato utile, è il frutto di un progetto del Comune e delle biblioteche che hanno svolto un lavoro di formazione e informazione strepitoso.

 

Le continue evoluzioni e mutazioni della cultura e della tecnologia, e di conseguenza della società, ci indicano che esistono molti modi per raccontare una storia e probabilmente ce ne sono altrettanti per leggerla e viverla. Se pensiamo alla lettura come strumento di crescita per le persone, come un mezzo che conduce a migliorare anche dal punto di vista sociale, ha un’idea a cui vorrebbe dare forma? È possibile educare alla lettura?

 In questo senso, il lavoro che il settore cultura del Comune di Modena sta facendo è quello di continuare a investire sulle biblioteche. Il caso della Biblioteca Crocetta è un esempio, ma si stanno valutando possibilità e fattibilità di un bibliobus che giri nelle frazioni presenti nel raggio esterno della città, non solo per creare le condizioni di prestito del libro ma proprio come forma di promozione della lettura. Inoltre, il progetto “Nati per leggere” a Modena ha da tempo un ruolo importante nella promozione della lettura a voce alta per i più piccoli e tutte le biblioteche offrono iniziative e momenti volti alla diffusione del libro.

Poi c’è quello che bisogna considerare rispetto a quanto si sta cercando di fare nell’ambito del claim “Modena città dei festival”: “Passa la Parola”, il festival della letteratura per ragazzi, e “Buk”, che rimane uno degli appuntamenti di riferimento per la piccola editoria. Ma il tratto distintivo di queste iniziative è che sono centrati sulla lettura, sulla parola e hanno ricadute che non sono tanto riconducibili all’evento stesso quanto al messaggio che producono in termini di promozione della lettura.

Dal mio punto di vista c’è da considerare anche la forza che ha il libro soprattutto nelle azioni di prossimità. Penso al “Sognalib(e)ro”, il concorso letterario rivolto alla popolazione carceraria che è partito da Modena e si è poi allargato a tutto il territorio nazionale, sicuramente uno dei progetti di cui vado più fiero; si tratta ormai di un vero concorso letterario ma dedicato a chi si trova escluso e ai margini della società. Oppure a “Teodora”, un altro esempio virtuoso con la biblioteca collocata all’interno del reparto di Pediatria del Policlinico. Pensare che il libro sia all’interno delle carceri e del Policlinico mi trasmette un significato forte.

Ma molto di quanto riusciamo a fare è dovuto alla rete del Polo Bibliotecario di Modena che è solida e ben radicata su tutto il territorio: il ruolo delle biblioteche è vissuto come un qualcosa che va oltre la funzione del suo servizio perché questi luoghi, soprattutto nei quartieri, sono dei collettori di socialità.

Per la città le biblioteche rappresentano certamente un patrimonio culturale e sociale importante che non bisogna in nessun modo disperdere.

 

Suonano a casa per consegnare tre libri. Quali sono quelli che vorrebbe ricevere in questo momento?

Rispondere a questa domanda mi è difficile anche perché faccio fatica a rinunciare al piacere di andare in libreria e dedicare del tempo per scegliere un titolo. Potrebbe essere più semplice dire quali autori vorrei che mi suonassero alla porta. Sarei straordinariamente felice se potessi vivere un giorno ideale in cui per pranzo potessi ospitare Alberto Arbasino e Pier Vittorio Tondelli, mentre a cena, anche se si presenterebbe come una serata da gradazione alcolica decisamente impegnativa, Osvaldo Soriano e Ivo Andrić.