Di Luca d’Arrigo e Verdiana Vono, allievi del corso Perfezionamento Dramaturg Internazionale, nell’ambito dell’operazione “Per un sistema internazionale: Scuola di Teatro Iolanda Gazzerro” Rif. PA 2018-9877/RER, approvata con DGR 1208/2018 del 30/07/2018 e cofinanziata da Fondo Sociale Europeo, (Progetto 3)


Fa caldo in Arizona. Un caldo da deserto che quasi fa venire le allucinazioni. Quasi? Avete presente l’atmosfera di Breaking Bad? Quando incontriamo Laura Marinoni e Fabrizio Falco durante le prove dello spettacolo Arizona nella sala Salmon del Teatro Arena del Sole di Bologna, la prima cosa che cattura lo sguardo è un gigantesco cartellone con appese delle fotografie, ritagli di paesaggi americani, ritratti di famiglie apparentemente felici. È lo stesso Fabrizio Falco – regista e attore della produzione, nonché premio Ubu under35 nel 2015 – a spiegarci come il lavoro su Arizona sia partito proprio da quelle immagini, al fine di creare per tutte le persone coinvolte nel lavoro un immaginario comune, fondamentale per la messa in scena di un testo in cui il contesto è il terzo personaggio del dramma.

photo credits: Marina Alessi

Ispirato a fatti realmente accaduti, Arizona, un testo teatrale di Juan Carlos Rubio pubblicato nel 2005, racconta i destini di George e Margaret, una tipica coppia statunitense che decide di rispondere alla chiamata del Governo aderendo a Minute Man; progetto che prevede che gruppi di volontari si trasferiscano alla frontiera sud del Paese per difenderne i confini ad ogni costo.

George e Margaret. Margaret e George. Una coppia che vive un rapporto simbiotico e al tempo stesso malato, che dietro l’apparente cartolina della più brillante commedia musicale nasconde i contorni della tragedia.

photo credits: Marina Alessi

«Questa coppia in fondo non è tanto diversa dalle mille altre che vivono nella provincia di qualsiasi Paese al mondo» dichiara Laura Marinoni premio Ubu nel 2001, che nello spettacolo interpreta Margaret. «Una provincia uguale in ogni luogo nelle sue villette a schiera con le staccionate verniciate a fresco unica barriera contro la desolazione del paesaggio intorno». Margaret ama i musical e Julie Andrews, ma la sua memoria è fragile, tende a ricordare solo ciò che vuole. George, invece, è un uomo tutto d’un pezzo che vive delle sue certezze a cui piacciono le parole ma che tiene il fucile sempre carico. Sembrerebbero figure apparentemente surreali quelle delineate da Rubio, ma il duo Falco-Marinoni ha deciso di interpretarle nel segno del realismo, eliminando i contorni grotteschi, sperando che si possa avvicinarle al pubblico perché nella vita vera – così come sul palco – non esistono mai persone/personaggi totalmente buoni o cattivi.

«È stato uno spettacolo dalla lunga gestazione, caratterizzata da un’analisi del testo estremamente approfondita che si è concentrata in modo particolare sulla sintomatologia dei personaggi – ci racconta Falco – A volte cercare solo le motivazioni può essere fuorviante e rischia di confinarci inevitabilmente nel campo del giudizio, cosa che un regista, come un attore, non dovrebbero mai fare».
«È la situazione a fare la persona – conclude Laura Marinoni – Quando studio un personaggio apparentemente negativo cerco di trovare in lui sfumature di dolcezza e, viceversa, in uno in apparenza positivo mi sforzo di tirare fuori le sue zone d’ombra».

È impossibile non notare come le tematiche dello spettacolo parlino al nostro presente e lo facciano con una precisione che fa dimenticare che dalla prima messa in scena del testo sono passati quindici anni. Tre sono i concetti portanti: il possesso di armi e il loro utilizzo sempre più smodato con la falsa scusante della difesa personale, l’ossessione per la presunta invasione da parte degli “altri” con la conseguente insaziabile paura nei confronti di tutto ciò che è diverso, e infine la dilagante misoginia tristemente endemica in ben più di una famiglia delle nostre società.

Dal momento che queste tematiche sono vicine a noi più di quanto vorremmo immaginare, Fabrizio Falco e Laura Marinoni hanno tenuto a sottolineare quanto sia imprescindibile per la loro idea di teatro non mettere un filtro alle storie che portano in scena. Al contrario è necessario fare sì che il pubblico possa riflettere sull’umanità dei personaggi sentendo che, in qualche modo, queste storie lo riguardano. Così i due protagonisti di Arizona – per certi versi così vicini a quell’uomo ordinario che è Walther White in Breaking Bad – raccontano sogni e paure di una quotidianità che dietro un’aura di banalità cela le più oscure angosce del mondo contemporaneo.

photo credits: Marina Alessi

Con queste premesse si alza il sipario sullo spettacolo Arizona – in scena dal 19 al 27 ottobre all’Arena del Sole di Bologna e dal 29 ottobre al 10 novembre al Teatro delle Passioni di Modena – l’orchestra è in posizione e tutto è pronto per farvi assistere a un’autentica tragedia musicale americana.